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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2010 alle ore 10:27.
Le ricchezze minerarie per un valore stimato mille miliardi di dollari scoperte nel sottosuolo dell'Afghanistan potrebbero determinare profondi cambiamenti negli equilibri geopolitici afghani e influire direttamente sull'andamento del conflitto. Lo sfruttamento dei giacimenti di litio e di altri minerali preziosi richiederà massicci investimenti nelle attività estrattive ma anche nelle infrastrutture (soprattutto strade) che determinerebbero un rapido sviluppo dell'Afghanistan, possibile però solo in condizioni di pace.
Lo scenario più ottimistico potrebbe vedere accelerato il processo di negoziato tra il governo afghano e gli insorti sulla base della necessità e dell'interesse comune a sfruttare le risorse del sottosuolo. Il coinvolgimento dei Paesi vicini e soprattutto di India e Pakistan, che garantirebbe lo sbocco al mare dei minerali estratti in Afghanistan, offrirebbe l'opportunità di coagulare interessi diversi accomunati dal profitti garantiti dai giacimenti.
Un secondo scenario, al contrario, potrebbe veder accentuata la conflittualità specie nelle aree più ricche di giacimenti dove gli insorti punterebbero a mostrare l'inefficienza e l'incapacità delle forze alleate e governative a mantenere la sicurezza. In questo contesto potrebbe tornare a essere rilevante il ruolo dei signori della guerra locali dei quali il debole governo di Kabul avrebbe bisogno per garantire la stabilità nelle regioni minerarie.
Una carta in più. L'interesse suscitato dalle ricchezze minerarie richiamerà molte compagnie e potrebbe indurre Stati Uniti e alleati europei a rivedere i piani per l'inizio del ritiro delle truppe a partire dal 2011. L'attribuzione dei diritti di sfruttamento a compagnie diversificate e provenienti da tutto il mondo (come è accaduto col petrolio iracheno) garantirebbe l'interesse di tutte le maggiori potenze globali e regionali nella stabilizzazione afghana. Del resto la scoperta delle ricchezze minerarie garantisce al presidente afghano Hamid Karzai una carta in più da giocare sui tavoli internazionali.
Come il Congo? La presenza di enormi ricchezze potrebbe però determinare anche un aumento dell'instabilità o addirittura peggiorare lo stato di feudalizzazione dell'Afghanistan come è accaduto negli ultimi anni in Congo, con la guerra civile nella regione dei Grandi Laghi e le multinazionali occidentali che acquistano coltan di contrabbando dai ribelli. Uno scenario africano che impedirebbe il controllo delle risorse e una ricaduta positiva sull'intera economia nazionale favorendo il contrabbando, il consolidamento di milizie locali e la corruzione già endemica nel Paese asiatico.