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Commenti e Inchieste

È per tutti il tempo di ragionare

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 08:48.

Non è un ricatto. È uno scambio tra due esigenze di sopravvivenza: quella della Fiat che cerca di produrre (e vendere) auto sul più globalizzato dei mercati e deve fare i conti con ritmi, flessibilità, saturazioni di impianti in modo da non venire sorpassata dai competitor; quello dei dipendenti di Pomigliano d'Arco, diretti e indiretti – un esercito di 12mila persone – che cercano di mantenere il posto di lavoro, in una zona dove la disoccupazione, soprattutto tra i giovani, è altissima.

Uno scambio accompagnato da due sfide.
Sergio Marchionne ha interesse a dimostrare di essere il manager di una multinazionale che fa sopravvivere l'industria in Italia fino a farla diventare un benchmark per l'attrazione degli investimenti esteri. Maurizio Landini, neosegretario Fiom, ha bisogno di accreditarsi come leader di un sindacato moderno che sa cogliere la sfida dell'industrializzazione al Sud e sceglie la via del confronto e non quella antica del massimalismo che ha portato i meccanici Cgil nel cono d'ombra di chi è fuori dalla storia.

Il fatto che il documento della Fiom, abbia – seppure con le contorsioni di una formula in negativo – accettato i 18 turni settimanali è già un principio di svolta. Il testo Fiom laddove parla di ricatto era atteso e, in un certo senso, prevedibile. L'importante è che non porti alle tristi dissolvenze che chiudono i film: the end. L'allarme sui diritti violati e sullo scardinamento del dettato costituzionale in tema di sciopero (che sarebbe legato all'introduzione di un sistema di sanzioni anti-assenteismo e del metodo arbitrale per la soluzione delle controversie) è un tema presuntamente "alto" che copre, pudicamente, problemi ben più meschini, e ben noti anche a tutti i sindacati.

Sono stati troppi finora i permessi "elettorali", troppi i distacchi sindacali "finti", troppe le ore perse quando gioca la nazionale, troppe le malattie nei giorni di sciopero. Questo è il tema: l'impianto dovrà produrre come produce una fabbrica in Polonia o in Slovenia (che non sono terzo mondo). Senza deroghe folkloristiche legate agli usi e costumi locali e senza drammatizzare un modello organizzativo (per quanto duro) che altri settori, su cui la crisi ha inciso prima, utilizzano da tempo.

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Tags Correlati: Attività sindacale | CGIL | Fiat | Fiom | Guglielmo Epifani | Italia | Maurizio Landini | Sergio Marchionne

 

Sopravvivenza. I lavoratori di Pomigliano, quando il referendum li coinvolgerà sul sì o il no all'accordo, sapranno scegliere con saggezza. Servirà anche la saggezza riformista di Guglielmo Epifani nell'aiutare il processo evolutivo della Fiom. L'accordo ha un orizzonte di due anni prima di diventare effettivamente operativo: ci sarà tempo e modo per affrontare, se si prospetteranno, i problemi di rango costituzionale e giuridico che oggi vengono paventati (ma la probabilità è molto, molto bassa).

Ciò che conta davvero è creare, nel frattempo, le condizioni perchè i 700 milioni di investimento possano dispiegare al meglio tutto il loro potenziale.

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