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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 08:22.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2010 alle ore 08:22.
Il governo dichiara che i cosiddetti "sacrifici" si rendono necessari per risanare i conti pubblici, tranquillizzare i mercati e salvaguardare l'euro. Nel dibattito politico questa giustificazione viene data quasi per scontata. Ma sarà vera? Oltre 100 economisti - e noi tra questi - sostengono di no, e in una Lettera destinata al Parlamento e alle autorità di politica economica denunciano che le politiche restrittive approntate dai governi italiano ed europei rischiano di produrre effetti opposti a quelli dichiarati (www.letteradeglieconomisti.it).
Il documento mette in luce un paradosso: le politiche economiche europee per la prima volta si muovono in concerto, ma lo fanno nella direzione sbagliata. In perniciosa sincronia i paesi europei realizzano tremende strette di bilancio in una fase in cui una rinnovata ripresa americana appare improbabile e non sembrano esservi altre locomotive esterne all'Unione monetaria.
In un simile scenario, è lecito temere che le restrizioni operate dai governi europei determineranno un'ulteriore caduta dell'occupazione, un aumento della mortalità delle imprese e quindi un nuovo capitombolo dei redditi, delle entrate fiscali e dei ricavi imprenditoriali. Una ricaduta nella crisi agirebbe poi in modi diversi sulle strutture produttive dei vari paesi. Soprattutto nelle aree periferiche dell'Unione la disoccupazione e le bancarotte potrebbero crescere ai ritmi tipici di una deflazione da debiti.
Di questo passo, alcuni paesi in difficoltà potrebbero a un certo punto esser sospinti al di fuori della zona euro, o potrebbero scegliere deliberatamente di abbandonare la moneta unica per cercare di sottrarsi alla spirale recessiva nella quale l'Europa si è infilata. Lo sganciamento dall'euro implicherebbe pure una svalutazione in termini di valuta estera dei titoli privati e pubblici dei paesi fuoriusciti. L'eventualità che ciò possa verificarsi rappresenta la molla principale della speculazione, molto più che gli andamenti dei meri rapporti tra debito pubblico e Pil.
Dunque, benché vengano presentate come manovre per la salvaguardia dell'unità europea, le politiche restrittive potrebbero in realtà condurre a una vera e propria deflagrazione della zona euro.