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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 08:02.
TORONTO - «È stata una riunione sostanziale sulle proposte che verranno presentate al vertice del G20 che si svolgerà in questa città. Abbiamo preparato il terreno in modo che i leader possano prendere decisioni nel settore della riforma delle regole». Molto di più, al termine dell'assemblea plenaria dell'organismo che riunisce i regulators di ministeri, banche centrali e organismi omologhi della Consob dei paesi del G20, il Governatore della Banca d'Italia non ha voluto dire: la partita importante, infatti, è quella che si gioca in occasione del G20 dei capi di governo che si terrà in questa stessa città il 26 e il 27 giugno e Draghi, che dai leader del G20 ha avuto il mandato per definirne il processo istruttorio, si è limitato a testimoniare che l'impegno e l'energia per un'azione di riforma è condiviso e corroborato anche dal sostegno ricevuto al recente vertice di Busan.
L'incontro con la stampa di lunedì sera, del resto, si è svolto in modo improvvisato presso il Fairmont Royal York Hotel perché il luogo dove si teneva la riunione, l'Allstream Center, è stato evacuato a causa di un piccolo incendio nelle cucine e gli esponenti del Fsb si sono trovati a concludere il loro meeting «en plein air»: Draghi, in particolare, si è intrattenuto a lungo con il suo collega della Bundesbank e concorrente per la poltrona di governatore della Bce, Axel Weber. Così il Governatore si è limitato a enunciare i titoli di quelli che saranno i capitoli centrali del pacchetto "riforme finanziarie" al vertice di fine mese: «La riforma di Basilea 2 per il settore bancario; le norme sui derivati meno controllati; le azioni da intraprendere per evitare i fallimenti degli istituti bancari di rilievo sistemico». È noto, però, che sulla riforma dell'accordo sui ratios patrimoniali si sono finora concentrate le forti resistenze del mondo bancario europeo. Ma Draghi confida nel sostegno dei governi. Non più tardi di ieri, del resto, lo stesso Direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni è tornato a spiegare che «la prospettiva delle nuove regole sul capitale delle banche non può giustificare restrizioni del credito. Le nuove regole sono necessarie: esse entreranno in vigore quando la ripresa sarà consolidata a livello mondiale, con gradualità e con le opportune calibrazioni».