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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 08:01.
ROMA
Per Pomigliano d'Arco dopo la firma separata dell'accordo tra Fiat, Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl, martedì 22 luglio i lavoratori saranno chiamati a pronunciarsi con un referendum. La decisione sarà poi ratificata definitivamente dai sindacati con l'azienda. Mentre la Fiom boccia sia l'intesa che la consultazione, confermando ulteriori 4 ore di protesta, in aggiunta alle 4 ore dello sciopero generale della Cgil.
Lo sblocco dei 700 milioni di investimento per l'azienda è legato a due nodi da sciogliere: oltre all'esito del referendum, trattandosi di un'intesa separata la Fiat vuole assicurare una blindatura al testo, per metterlo a riparo da possibili ricorsi legali. Il documento conclusivo contiene una novità rispetto alla versione precedente dell'8 giugno, che è stata concordata con i sindacati. È stato introdotto il punto 16 sulla creazione di una commissione paritetica di conciliazione: in caso l'azienda segnali una violazione dell'accordo potrà essere convocata entro 48 ore ed entro 4 giorni dovrà pronunciarsi e verificare se c'è stata effettivamente l'inadempienza. In questa fase i sindacati devono sospendere il ricorso allo sciopero e l'azienda non deve applicare le sanzioni. La commissione è composta da rappresentanti dei sindacati firmatari dell'accordo e, in egual misura, dell'azienda. In assenza di una valutazione congiunta tra le parti l'azienda potrà procedere con le sanzioni. Viene così stemperato l'effetto della contestata "clausola di responsabilità" che consente all'azienda di intervenire su contributi e permessi sindacali (nei confronti del sindacato) e con provvedimenti disciplinari fino a licenziamento (per il lavoratore), in caso di mancato rispetto dell'intesa, ad esempio per uno sciopero proclamato in un giorno di straordinario comandato. Sull'altro punto controverso, l'indisponibilità dell'azienda a farsi carico della propria quota del trattamento di malattia in caso di assenze anomale, sarà sempre una commissione paritetica ad intervenire.
Martedì gli oltre 5mila lavoratori dello stabilimento di Pomigliano d'Arco sono chiamati a decidere; la Fiat per consentire il voto li chiamerà a raccolta per un giorno di di corso di formazione. «È un testo irricevibile, che va oltre le questioni relative allo stabilimento, che pone problemi seri di contrasto alla Carta costituzionale per quanto riguarda il diritto di sciopero e deroga alle leggi e al contratto nazionale», è il commento di Enzo Masini (Fiom) che giudica anomala la consultazione: «I lavoratori sono in condizione di ricatto, un referendum non è possibile sotto la minaccia di chiusura di uno stabilimento». La Fiom «è fuori dal mondo» per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che giudica l'accordo di Pomigliano sul solco di altre intese: «Saranno 20 anni – sottolinea – che ogni nuovo investimento al sud viene effettuato con accordi di start up in deroga, siglati da Cisl, Cgil e Uil, pur di far partire l'occupazione». Soddisfatto Rocco Palombella (Uilm): «Abbiamo creato le condizioni per l'investimento della Fiat – spiega – se i lavoratori non saranno d'accordo ne trarremo le conseguenze, altrimenti andremo a ratificare l'intesa». Per Roberto di Maulo (Fismic) «con l'intesa si afferma la possibilità di sviluppare l'industria manifatturiera nel paese e soprattutto nel mezzogiorno, capace di attrarre investimenti per sviluppo e occupazione».