Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 08:01.
MADRID. Dal nostro corrispondente
La riforma del lavoro varata ieri in Spagna dal Governo, senza il consenso delle organizzazioni sindacali e degli imprenditori, ha come principali obiettivi quelli di ridurre la precarietà, aumentare la flessibilità dei contratti e rendere meno onerosi i licenziamenti. Si tratta di misure importanti, nell'attuale situazione di crisi dell'economia del paese, ma ci si interroga se sufficienti, e a fronte di un tasso di disoccupazione del 20% che è tra i più elevati tra i partner europei. Il presidente José Luis Zapatero ha comunque fatto il possibile, dopo mesi di negoziati infruttuosi, per andare incontro alle richieste delle imprese, che chiedevano regole meno rigide, e ai sindacati che volevano porre un limite al proliferare dei contratti a tempo indeterminato.
Il compromesso che ne è scaturito, non è forse il meglio che ci si poteva attendere, ma sicuramente un passo in avanti apprezzabile rispetto al passato. Ma al di là di questo, ciò che appare certo è che l'iter parlamentare per approvare questa riforma si presenta particolarmente difficile per Zapatero, contestato ultimamente da molti all'interno del suo stesso partito, ma anche dall'opposizione e da tradizionali alleati come Ciu. Oltre al fatto che il 29 settembre i sindacati hanno già convocato uno sciopero generale di protesta in tutto il paese contro questa legge.
In questa ottica, sul fronte aziendale, la misura-faro introdotta dalla nuova legislazione ha come finalità quella di ridurre il costo dei licenziamenti. Da ora in avanti, infatti, il calcolo della liquidazione verrà fatto e generalizzato sulla base di 33 giorni di indennizzo annuali (alcuni contratti prevedono oggi 45 giorni), con un contributo di 8 giorni versato dal Fogasa, il fondo di garanzia salariale alimentato dai "versamenti" dei lavoratori, dotato di 4 miliardi di euro di disponibilità. Ma non è tutto. Data la crisi galoppante, il Governo ha stabilito che le aziende in difficoltà, con i conti in rosso, potranno fare domanda per licenziare sulla base di un risarcimento pari a 20 giorni lavorativi all'anno.
Sul fronte più strettamente dei contratti e nell'ottica di ridurre la precarietà, il Governo ha fissato dei paletti per limitare l'uso (abuso) di quelli a tempo determinato. I contratti a progetto, avranno così una durata massima di 2 anni (con la possibilità di rinnovo di un solo anno), mentre quelli indeterminati diventeranno fissi allo scadere dei 24 mesi. In aggiunta, l'indennizzo di fine rapporto dei contratti a tempo determinato verrà elevato gradualmente dagli attuali 8 giorni a 12 all'orizzonte 2016.