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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 10:00.
Secondo l'ultimo rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel mondo, in più dei due terzi dei paesi è stata abolita. Nel 2009 erano ancora 58 le nazioni che la mantenevano nella loro legislazione, anche se nella grande maggioranza dei casi non si è verificata un'applicazione. Diciotto sono invece i paesi che l'hanno praticata, mettendo a morte almeno 714 persone, numero che non conta però la cifra dei condannati in Cina, il paese con più esecuzioni in assoluto ma che rifiuta di fornire i dati ufficiali a riguardo. Fra i metodi di esecuzione ci sono l'impiccagione, la fucilazione, la lapidazione, l'iniezione letale e la decapitazione.
Negli Stati Uniti nel 2009 sono state eseguite 52 condanne a morte, la maggior parte in Texas (24), poi in Alabama (6), Ohio (5), Georgia (3), Oklahoma (3), Virginia (3), Florida (2), Carolina del Sud (2), Tennessee (2), Indiana (1) e Missouri (1). Il numero totale è il più alto da tre anni a questa parte, ma è comunque quasi la metà delle 98 esecuzioni del 1999. E a marzo il New Mexico è diventato il 15esimo stato ad abolire la pena di morte.
In Europa, intesa come continente, nel 2009 Amnesty per la prima volta non ha registrato nessuna esecuzione. Il Belarus era l'unico stato che negli ultimi anni l'aveva applicata, ma lo scorso anno non è stata eseguita nessuna condanna a morte. Invece è dall'Asia che vengono i dati peggiori. Per la Cina si stimano oltre mille esecuzioni nel 2009, mentre 26 sono state registrate in altri paesi dell'area Asia-Pacifico.
Una buona notizia: per il primo anno non c'è stata nessuna esecuzione in Afghanistan, Indonesia, Mongolia e Pakistan. Dopo la Cina il paese con più esecuzioni è l'Iran, dove Amnesty ne ha registrate ben 388. Segue l'Iraq con almeno 120 esecuzioni, inflitte soprattutto per "atti terroristici".