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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 13:41.
Il «corrispettivo» pattuito dagli accordi della "cricca", tra i quali l'appalto per la scuola dei marescialli dei carabinieri a Firenze rappresenta solo uno degli obiettivi cui mirare, è stato versato a Roma, in momenti diversi. Per questo l'inchiesta fiorentina sul G8, legata alla scuola dei marescialli dei carabinieri di Firenze, deve essere trasferita a Roma. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni della sentenza 23427, appena depositate, e riferite all'udienza dello scorso 10 giugno che ha deciso il trasloco dell'inchiesta confermando le misure cautelari per Fabio De Santis, Guido Cerruti, e Francesco De Vito Piscicelli.
La Suprema Corte affronta il tema della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per l'emissione delle misure cautelari nei confronti degli indagati. Ad avviso della Cassazione, i giudici fiorentini hanno fornito motivazioni «indicative di una situazione in atto e in divenire anche con specifico riferimento ai fatti soppesi alle imputazioni allo stato formulato, idonee a configurare l'urgenza del provvedere provvisoriamente».
In sostanza, secondo i giudici di piazza Cavour, l'emissione delle misure cautelari, sebbene firmate da un giudice territorialmente incompetente, sono motivate dalla gravità degli indizi di corruzione dei quali viene «dato conto». Il «perseguimento» degli interessi della cricca «si giova di un'azione dei pubblici ufficiali che - scrive la Cassazione - non è quella del funzionario che si attiva per esercitare anche i suoi poteri discrezionali ma solo per perseguire obiettivi legittimi». In particolare, gli indagati facevano parte «di un sistema di potere in cui appare normale accettare e sollecitare utilità di ogni genere e natura da parte di imprenditori del settore delle opere pubbliche, settore nel quale quei pubblici ufficiali hanno potere di decisione e notevole potere di influenza, e gli imprenditori hanno aspettative di favori».