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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 08:40.
Qualcuno potrebbe obiettare che, nell'era di internet e delle comunicazioni iperveloci, abdicare a formalismi da ancien régime, come la pubblicazione di una legge o di un regolamento in «Gazzetta Ufficiale» affinché entrino in vigore, non sia affatto un male. Eppure, in un ordinamento giuridico di rango, la forza pregnante del diritto si manifesta proprio attraverso le forme. Rinunciarvi o bypassarli non significa sempre semplificare. Molte volte invece significa degradare la soglia della legalità. Questa premessa è indispensabile per inquadrare la prassi dei "comunicati-legge", vale a dire dei provvedimenti, annunciati via web o a mezzo stampa, che diventano di fatto operativi a prescindere dall'iter previsto per la loro emanazione.
L'ultimo esempio è quello del rinvio dei termini di Unico per chi utilizza gli studi di settore. La proroga della scadenza dal 16 giugno al 6 luglio 2010 è stata disposta con un decreto di cui è stata data notizia con un comunicato lo scorso 11 giugno. Professionisti e imprese hanno dunque saltato l'appuntamento fiscale di due giorni fa, facendo affidamento solo su questa comunicazione. Il Dpcm infatti non è stato ancora pubblicato in Gazzetta.