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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2010 alle ore 19:14.
Al Sudafrica di primissima fascia - quello del rugby, campione del mondo - non tocca una passeggiata contro l’Italia, che dimostra concentrazione e tenuta fisica. A Witbank, nei primi dei due test match del tour azzurro nella terra degli Springboks, finisce 29-13 (primo tempo 22-3) per i padroni di casa.
A parte i primi tre punti, venuti da un calcio piazzato di Mirco Bergamasco al termine di un inattesa fase iniziale dei nostri nella metà campo avversaria, non si può dire che il punteggio sia rimasto in bilico. Gli uomini della nazione arcobaleno hanno messo al sicuro il risultato nel primo tempo e nella ripresa hanno commesso più di un errore banale. Però, in uno sport nel quale per principio non si concede nulla all’avversario, l’Italia ha avuto il merito di non distrarsi mai, placcando senza sosta e provando fino in fondo a giocare le proprie carte.
Lo scarto finale (16 punti) è il più ridotto nella storia delle nove partite giocate fra gli azzurri e il Sudafrica, che, oltretutto, sette giorni prima aveva lasciato a 25 punti di distanza (42-17) la Francia, fresca dominatrice del Sei Nazioni.
In attesa della controprova del secondo test match, in programma a East London sabato prossimo, si può salutare con soddisfazione il rientro del capitano Sergio Parisse, che era assente da novembre e contava di “durare” 50-60 minuti. Ebbene, il numero 8 dello Stade Francais non solo è rimasto in campo fino all’ultimo, ma ha segnato l’unica meta azzurra (contro le quattro dei “Bokke”) ed è stato eletto man of the match. Subito ai vertici, insomma. Ma anche altri elementi, come Zanni e un Tebaldi in miglioramento, hanno giocato una partita di buon livello.
Proprio nella prima parte della gara, quella nella quale l’Italia ha avuto un maggiore possesso di palla e una maggiore permanenza nella metà campo avversaria, è venuta fuori la qualità dei campioni del mondo, capaci di andare in meta al 18’ la prima volta che si sono affacciati nell’area dei 22 metri. Si era sul 3-3 quando l’offensiva si è sviluppata al largo fino all’estremo Kirchner, che con un calcetto rasoterra lanciava lo sprint per la marcatura del giaguaro Habana.
Gli azzurri soffrivano inizialmente in mischia chiusa e perdevano Castrogiovanni (problemi alla schiena) sostituito dal valido Cittadini. La seconda meta arrivava di forza alla mezz’ora, dopo una punizione giocata in touche e la spinta degli avanti, fino a quando Louw si apriva un varco. Alla fine della prima frazione, poi, il mediano di apertura Morné Steyn - efficacissimo anche per la lunga gittata dei calci - trovava uno spunto individuale e aggiungeva sette punti al bottino dei suoi.