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I tagli ai fondi dividono Cota e Vendola

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2010 alle ore 08:03.


BARI. Dal nostro inviato
In disaccordo su tutto. Nichi Vendola e Roberto Cota, il governatore della Puglia e leader di Sinistra Ecologia e Libertà, e il presidente del Piemonte, astro nascente della Lega di Umberto Bossi, ieri a Bari hanno dato vita ad un animato dibattito su finanziaria e federalismo fiscale, intervistati dal direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, in occasione della presentazione del nuovo Corriere del Mezzogiorno.
Cota, cravatta e fazzoletto verde d'ordinanza, è sceso nell'area del Teatro Piccinni facendo subito una premessa «amo la Puglia», ha detto. I più hanno pensato che fosse un'operazione ruffiana, invece ha spiegato anche il perché. «Mio padre è pugliese di San Severo, trasferitosi a Novara, 55 anni fa. A questa terra sono molto legato», ha aggiunto, in attesa che arrivasse Vendola. E quando il Governatore pugliese è arrivato sono stati subito sorrisi e abbracci. Così de Bortoli ha colto subito la palla al balzo. «La finanziaria ha fatto nascere il partito delle Regioni».
«Questa finanziaria è molto male – ha subito risposto Vendola – nonostante quello che raccontano i media. Tremonti ci costringe a tagliare i diritti dei cittadini, non solo del sud, ma anche di altre parti d'Italia. Questa manovra chiede sacrifici ma non porta sviluppo». Cota agita il microfono, poi attacca: «La manovra andava fatta, non si poteva fare diversamente. Non si può vivere sopra le nostre possibilità. La portata di questa manovra – ha detto il Governatore piemontese – è di gran lunga inferiore a quella decisa da altri Paesi europei. Ed è giusta anche l'impostazione di non mettere le mani nelle tasche degli italiani». Adesso è Vendola a scuotere la testa. Cota va avanti: «È vero che penalizza, ma si deve trovare un sistema per agevolare le regioni più virtuose. E per cominciare bisognerà aprire un tavolo, dove le Regioni decideranno dove e come tagliare, non avvantaggiando quelle regioni che non rispettano il patto di stabilità e il patto per la salute». Da qui alla parola "federalismo" il passo è breve. Infatti, Cota precisa: «Le regioni in difficoltà potranno essere aiutate dal fondo perequativo in base ai costi standard».

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Colui che rischia di essere il numero uno del centrosinistra (nonostante le smentite), affronta il problema del federalismo fiscale come se si parlasse del nulla. «È una piccola cosa – dice – rispetto a quello che rischia di diventare questo Paese. La situazione economica di crisi in cui ci troviamo – continua Vendola – è il risultato di 30 anni di finanziarizzazione dell'economia, della pretesa di fare soldi con altri soldi. Gli Stati europei hanno salvato i responsabili di questa situazione, quando vedo Angela Merkel che nasconde la reale situazione della Grecia ho nostalgia di Adenauer e De Gasperi, anzi, ho nostalgia di Helmut Kohl (ex leader tedesco della Cdu, ndr). La crisi era un'occasione per rimettere su una pista giusta l'Europa, invece assistiamo ad un'Europa ricca che lascia andare alla deriva quella povera. Di questo passo ci sarà l'apartheid delle nazioni europee».
Cota sembra ammirato e subito risponde: «Avevamo ragione noi quando eravamo euroscettici, avevamo ragione noi quando dicevamo che la cattiva globalizzazione l'avremmo pagata, perché non era possibile sostenere la concorrenza dei prodotti cinesi. E adesso se ne vedono le conseguenze. Ecco perché ci vuole il federalismo fiscale, l'unica strada per stabilire un patto che unisca il territorio, così da dare una prospettiva economica al nostro futuro».
Il finale è riservato ai rispettivi esempi per combattere gli sprechi. «Ho rinunciato all'auto blu – dice Cota – una piccola cosa seguita da moltissimi altri». «Mi sono tagliato lo stipendio di 45mila euro», conclude Vendola. L'unico Governatore uscente ad averlo fatto.
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