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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2010 alle ore 15:41.
«Il ministro del Federalismo sono io, e lavoro insieme a Calderoli. Berlusconi non ci toglierà mai le deleghe, altrimenti i voti dove li trova?». Il leader della Lega Nord Umberto Bossi punta sul ventesimo giuramento di Pontida per rassicurare i militanti del Carroccio, tra l'irritato e il preoccupato dopo la nomina di Aldo Brancher (Pdl) a ministro per l'Attuazione del federalismo. Nell'alchimia romana il nuovo ministro, tradizionale pontiere tra Berlusconi e la Lega, vuol essere un segnale di attenzione nei confronti del Carroccio, ma tra i militanti la novità viene letta in altra chiave e scalda preoccupazioni su un possibile esautoramento della pattuglia verde al governo.
Il Senatur se n'è accorto ascoltando le telefonate a Radio Padania, e sceglie di ribattere subito sul punto: «Ma che cosa dite? - chiede rivolgendosi ai militanti preoccupati - Il ministro del federalismo sono io, Berlusconi è troppo furbo per toglierci le deleghe, perché sa che senza di noi non avrebbe più i voti. Brancher al limite si occuperà di decentramento», aggiunge Bossi. Una prima forma di decentramento, secondo il ministro, potrebbe riguardare i ministeri, che «vanno distribuiti fuori dalla Capitale, per portarli a Milano, Torino, Venezia; così si spostano anche migliaia di posti di lavoro che oggi sono tutti a Roma»
Della manovra che sta avviando il proprio percorso in Senato parla invece il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, che mette in agenda i correttivi dell decreto annunciando un cambio di rotta su regioni ed enti locali: «Su questo punto la manovra va cambiata - spiega senza troppi giri di parole - perché i tagli lineari puniscono le amministrazioni migliori, mentre noi dobbiamo tagliare gli sprechi e non i servizi». L'emendamento arriverà nei prossimi giorni, ma secondo Calderoli la strada è quella di «fissare i paletti generali, e poi far decidere ai singoli comparti come raggiungere gli obiettivi».
Tra i temi d'attualità, al centro degli interventi c'è anche la condizione dei 430 lavoratori della Indesit di Brembate Sopra, pochi chilometri da Pontida, nello stabilimento che l'azienda ha intenzione di chiudere per spostare la produzione.
Per il resto il raduno sul "pratone" bergamasco, chiazzato di ampie zone vuote perché non tutti i militanti previsti hanno voluto sfidare pioggia e fango, ha offerto un menu piuttosto tradizionale. L'ingrediente della «secessione» è stato portato dal sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli: «Se non ci sarà il federalismo - ha detto Castelli per scaldare la folla intirizzita - ci potrà essere solo la secessione, non perché lo chiederà la Lega, ma perché lo chiederà tutto il nord». Più conciliante (si fa per dire) Umberto Bossi, che ha ribadito la scelta per «la strada pacifica, anche se so che molti di voi sono pronti a battersi. Ma per il fucile c'è sempre tempo».