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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2010 alle ore 13:41.
La corruzione e l'illegalità sono fenomeni che si sono insinuati «negli ordinari ingranaggi degli appalti pubblici», un settore che è stato investito «ancora una volta e con ciclicità preoccupante» da «gravi episodi». È l'allarme lanciato dal presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, Luigi Giampaolino, nella relazione annuale al Parlamento sul 2009 letta stamattina alla Camera dei deputati. Un allarme che va oltre gli aspetti patologici all'attenzione della magistratura: il fenomeno corruttivo rischia infatti di devastare il funzionamento fisiologico dei contratti pubblici e il settore delle imprese che lavora per la pubblica amministrazione. «Il mancato rispetto delle regole e la presenza radicata e diffusa della corruzione – dice Giampaolino - è causa di una profonda e sleale alterazione delle condizioni concorrenziali che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole ad uscire dal mercato».
La corruzione non è l'unica patologia del settore che soffre anche di un eccesso di polverizzazione del mercato con 13mila stazioni appaltanti, di una regolamentazione di «mastodontiche dimensioni» di 615 articoli e 58 allegati (contro i 150 articoli delle direttive Ue), di una diffusione crescente delle trattative private con numeri «superiori alla media europea», di un contenzioso eccessivo. I rimedi finora attuati, con il ricorso alle procedure in deroga alle leggi ordinarie (come nel caso della Protezione civile) e allo strumento dell'arbitrato, hanno peggiorato la situazione. La ricetta proposta da Giampaolino parte dal superamento della frammentazione del mercato sul lato della domanda e su quello dell'offerta, con l'introduzione di ujn sistema di qualificazione anche per le amminitstrazioni pubbliche e un sistema più rigoroso di qualificazione per le imprese.
«Nel mercato lavorano 36.600 imprese di costruzione qualificate per la partecipazione alle gare di lavori di importo superiore a 150mila euro, un numero molto elevato (circa 30mila) di imprese di costruzione non qualificate che eseguono lavori di importo inferiore a 150mila euro e decine di migliaia di operatori economici che partecipano alle gare per l'affidamento di contratti di servizi e forniture. Questo enorme numero di stazioni appaltanti - ha continuato Giampaolino - spesso di minime dimensioni e prive di competenze specialistiche, costituisce uno dei massimi problemi del settore, posto che la preparazione tecnica dell'amministrazione rappresenta la prima barriera che si frappone al manifestarsi di episodi di malcostume». Nella «ricetta Giampaolino» contro le patologie del settore ci sono anche il rafforzamento degli strumenti di trasparenza come le banche dati gestite dalla stessa Autorità e maggiori poteri dell'autorità di vigilanza soprattutto nella sua attività di «regolazione interpretativa».