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Il sindacato va alla conta, in campo l'ipotesi newco

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2010 alle ore 08:02.

Un'ampia affermazione dei sì al referendum odierno e la "blindatura" delle misure contenute nell'accordo separato su Pomigliano d'Arco: sono queste le condizioni poste dalla Fiat per sbloccare l'investimento da 700 milioni necessario per portare la produzione della nuova Panda nello stabilimento campano.

Oggi gli oltre 5mila dipendenti di Pomigliano sono chiamati a pronunciarsi sull'intesa siglata da Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl lo scorso 15 giugno in Confindustria. Ieri sono stati consegnati i dvd realizzati dal direttore dello stabilimento, Sebastiano Garofalo, per spiegare i termini dell'accordo. I seggi saranno aperti dalle 8 alle 21 e, in concomitanza con la consultazione, i lavoratori oggi sono richiamati in fabbrica per partecipare ad una giornata di formazione. È probabile un'ampia affermazione del sì, sostenuto da 4 sindacati (tranne la Fiom-Cgil e i Cobas), oltrechè dalle confederazioni sindacali a tutti i livelli (compresa la Cgil). Contraria all'accordo è la Fiom – a Pomigliano ha il 17% degli iscritti tra i sindacalizzati e il 21% dei consensi alle elezioni delle Rsu – che considera «illegittimo» il referendum perchè «i lavoratori sono chiamati a votare sotto il ricatto della chiusura dello stabilimento», su «diritti inderogabili che non possono essere oggetto di negoziazione». La Fiom, pur lasciando libertà di coscienza ai propri iscritti, ha rivolto l'invito ad andare a votare «per evitare schedature da parte dell'azienda». A sostenere apertamente il "no" restano solo i Cobas (circa il 7% alle elezioni nelle Rsu).

Ma anche un'ampia affermazione del sì non sarebbe sufficiente per lo sblocco dell'investimento. Per il Lingotto il piano voluto da Sergio Marchionne per salvare Pomigliano va messo al riparo dalle iniziative di contrasto che potrebbero dar luogo ad un contenzioso giudiziario che rischia di compromettere l'attuazione dell'accordo separato. Così accanto al "piano B", ovvero alla rinuncia dell'investimento nello stabilimento campano che verrebbe attuato in Polonia o in Serbia, prendono corpo altre ipotesi oggetto di studio del team di legali e giuslavoristi del Lingotto. Tra queste c'è l'ipotesi riportata da "La Repubblica", di creare una newco controllata dalla Fiat alla quale conferire le attività produttive di Pomigliano, in modo da procedere alla riassunzione di ciascun dipendente. Che sarebbe chiamato a sottoscrivere un nuovo contratto rispondente ai nuovi criteri contenuti nell'accordo separato, con le deroghe al contratto nazionale. Per meccanismi di questo tipo i precedenti più famosi sono Alitalia e Parmalat che però erano in amministrazione straordinaria. Questa ipotesi rappresenterebbe quindi una novità nel panorama delle relazioni industriali perchè finora le deroghe sono state concesse, ma in presenza di start-up delle aziende specie nel Mezzogiorno.

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Tags Correlati: Alitalia | Attività sindacale | Bruno Vitali | CGIL | Cisl | Comitato di base | Confindustria | Enzo Masini | Fiat | Polonia | Rappresentanza sindacale unitaria | Roberto Di Maulo | Sebastiano Garofalo | Sergio Marchionne | Sud

 

L'azienda non conferma, ma secondo fonti sindacali questa ipotesi era adombrata nella prima pagina di presentazione dell'accordo lo scorso 15 giugno. «L'azienda ha eliminato dal testo finale dell'accordo il riferimento alla creazione di una newco per procedere alle assunzioni individuali, a causa dell'opposizione dei sindacati», spiega Enzo Masini (Fiom). Cautela anche dalla Fim: «Il modo migliore per blindare l'accordo è assicurare un'ampia affermazione del sì nel referendum – sostiene Bruno Vitali – a quel punto si potrebbe agganciare anche la Fiom. Le altre soluzioni rappresentano territori nuovi da valutare e discutere». Più possibilista Roberto Di Maulo (Fismic) «preferirei che la Fiat costituisse una newco al posto della produzione della Panda in Polonia», ma «considero questa un'utile riserva che spero non si debba prendere in considerazione».

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