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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2010 alle ore 08:16.
L'ultima modifica è del 23 giugno 2010 alle ore 09:48.
Gli hedge fund sono da decenni una bestia nera dei politici. Dai tempi dell'attacco di George Soros alla sterlina e alla lira, alla più recente crisi finanziaria, dove il loro ruolo è stato al più marginale. Il che non ha evitato il riformarsi dell'asse franco-tedesco almeno su un punto: l'avversione per gli hedge fund. Al vertice del G-8 e del G-20 a Toronto la guerra a questo tipo d'intermediari non sarà al centro dell'agenda solo perché nel frattempo c'è un bersaglio più grosso di cui occuparsi, e di maggiore impatto mediatico, cioè le banche.
Gli hedge fund hanno una loro ragion d'essere nel sistema finanziario ed è assai meno destabilizzante di quanto si pensi, anzi spesso agisce nel senso opposto. Nella crisi, molti di questi fondi sono semplicemente falliti (1.500 nel solo 2008) invece di ricorrere, come le banche, al denaro dei contribuenti, e il loro meccanismo di compensi (troppo alti) allinea gli incentivi al rischio, tanto che le proposte del Financial Stability Board sulle paghe dei banchieri ricalcano quanto già in uso in molti hedge fund.
Non c'è motivo però - e gli innumerevoli casi di frode emersi nel corso degli anni lo dimostrano - perché debbano esistere al di fuori del perimetro della regolamentazione, a patto che questa rientri nei limiti del ragionevole e non abbia come obiettivo la loro eliminazione, e soprattutto in grande opacità. Questo è un problema non solo per le autorità di vigilanza, ma anche per gli stessi investitori in hedge fund, che non sono più solo, come agli albori, i super-ricchi, ma anche investitori istituzionali come i fondi pensione. Un sondaggio svolto dalla Edhec Business School di Nizza, specializzata nello studio degli hedge fund, rivela l'ampia divergenza di percezioni fra gestori e investitori quanto alla trasparenza dei fondi, anche se il 90%, fra gli uni e gli altri, concorda che la qualità del reporting è un segnale importante dell'eccellenza di un fondo e quindi cruciale nelle decisioni di investimento.
È sulla questione trasparenza che l'azione internazionale deve insistere, non su scopi punitivi dell'intero settore. I gestori lamentano che, rivelando più informazioni su strategie d'investimento e composizione dei portafogli, darebbero ai concorrenti lo strumento per impedir loro di far soldi. In realtà, gli hedge fund, come rivela lo studio, sono prodighi di dati sulle performance passate, ma avari su profilo di rischio, liquidità, leva finanziaria, criteri di valutazione della performance. Anche se non vogliono rivelare la composizione dei loro portafogli, ci sono molti punti su cui possono essere più aperti.