Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 08:02.
ROMA
Troppe poltrone, gettoni di presenza, manager e consulenti a valanga. Troppe prebende e clientele politiche. Centri di spesa decentrati che si moltiplicano in società partecipate, utility utili solo a dare stipendi. Centri d'affari e di sperpero di denaro pubblico che resistono a dispetto dei sogni riformatori. In poche parole, troppi sprechi. Mentre sale la tensione col Governo, ecco dalla Corte dei conti l'affondo impietoso contro governatori, sindaci e province. Ma regioni e comuni non ci stanno: «Giudizi ingiustificati e ingenerosi».
Parole pesanti quelle pronunciate ieri dal pg Mario Ristuccia nel giudizio di parificazione del bilancio 2009 dello stato. Un giudizio arrivato nel bel mezzo della dura polemica sulla manovra. Ma la Corte dei conti – che ieri ha salutato il presidente Tullio Lazzaro, in pensione da fine mese e che sarà sostituito da Luigi Giampaolino, nominato in mattinata dal consiglio dei ministri – non ha nascosto anche tutte le criticità di una manovra che rischia di avere effetti negativi sulla crescita.
Secca e perentoria, da parte del pg, la richiesta di affondare il coltello nella piaga degli sprechi. «Se è necessario chiedere sacrifici a molte categorie di cittadini, tra le quali purtroppo anche a quelle più deboli – ha scandito – è ancora più necessario affrontare con decisione e concretezza i problemi della cattiva amministrazione e dello spreco di denaro pubblico».
Sulla manovra il consigliere Gian Giorgio Paleologo non s'è però tirato indietro dal sottolineare i pericoli che porta con sé. A cominciare dall'«elevato rischio di un impatto di segno negativo sulla crescita economica». Pericoli latenti prevedibili dai tagli lineari ai ministeri, ha messo in guardia, come dalle misure di blocco dei contratti e degli automatismi nel pubblico impiego. Non solo: gli stessi tagli alle amministrazioni locali sono «ambiziosi» perché la loro «realizzabilità e sostenibilità è messa in dubbio dalla distribuzione dei suoi effetti traenti e dall'interazione con un meccanismo come il patto di stabilità interno», che andrebbe rivisto.
Ed ecco poi l'affondo di giornata di Ristuccia contro gli sprechi locali. Nel mirino la «struttura pletorica» di regioni ed enti locali «ripartita in numerosissimi e spesso inutili centri di spesa», che richiedono «soprattutto erogazione di stipendi, gettoni ed emolumenti vari per moltitudini di amministratori, manager, consiglieri e consulenti».