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Germania testuggine solitaria del rigore

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 25 giugno 2010 alle ore 10:09.

La cancelliera Angela Merkel non lo nasconde: si attende dibattiti «fruttuosi», ma anche «litigiosi» nella settimana che da oggi vedrà i grandi del pianeta impegnati in Canada negli incontri del G-8 e del G-20. Il motivo è chiaro. Restano vari punti controversi nell'agenda dei due summit, dai regolamenti economici internazionali all'idea europea di creare una tassa a carico delle banche ed, eventualmente, anche sulle transazioni economiche.

Ma, soprattutto, la Germania è pronta a difendere a tutti i costi, con l'ostinazione di una testuggine che si ritrae nel proprio guscio, l'idea di una politica di rigore di bilancio. E si trova così in posizione dissonante non solo con gli Stati Uniti di Barack Obama, che chiamano i partner a maggiore impegno per la crescita, ma anche del tradizionale alleato francese, che amerebbe uno stimolo più deciso alla domanda interna tedesca.

Molti altri paesi europei altamente indebitati hanno forzatamente varato tagli alla spesa negli ultimi tempi. In primis Grecia e Spagna, ma anche Italia, Francia e, fuori dall'euro, Gran Bretagna, per raddrizzare la barra dei conti pubblici e placare mercati in ebollizione. La scelta tedesca di tagliare 80 miliardi entro il 2014 su un bilancio di 320 viene vista però da molti – non ultimo il finanziere George Soros – come un eccesso di rigore da parte di un paese che gode di un surplus commerciale e dei rendimenti più bassi in Europa per i propri titoli pubblici.

Insomma, una scelta che rischia di aumentare tensioni e squilibri nell'area euro, anche se frau Merkel e il suo ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble sostengono che la Germania sta già facendo molto più di altri paesi per sostenere una crescita mondiale, che la bozza preliminare del vertice di Toronto del G-20 definisce «ineguale e fragile». Con questo scenario, per ridare fiato alla ripresa, si infranga il tabù di stampare più moneta è arrivato a proporre da queste colonne, Martin Wolf.

Deutschland gegen allen? Germania contro tutti in Canada? Berlino gode ancora della copertura della Commissione Ue, della Bce e di alcuni economisti, convinti che il rigore di bilancio sia la migliore medicina per garantire una crescita sostenibile nel lungo periodo e che il governo tedesco abbia il diritto di vedere premiati i propri miglioramenti di competitività.

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Tags Correlati: Angela Merkel | Barack Obama | Bce | Berlino | G8 di Genova | George Soros | Istituzioni dell'Unione Europea | Mario Draghi | Parigi | Sarkozy | Toronto | Wolfgang Schäuble

 

Di certo a Toronto si presenta una Germania isolata e un'Europa sfilacciata, con il tradizionale asse Parigi-Berlino del tutto scentrato. «Se il rapporto franco-tedesco fosse una vera relazione - ha osservato Anne-Marie Le Gloannec di Sciences Po - sarebbe il momento di ricorrere a un consigliere matrimoniale». Merkel e Sarkozy hanno cercato di enfatizzare i punti in comune, chiedendo con una lettera congiunta un giro di vite nella regolamentazione finanziaria. Ma qui si infrangono contro un'opposizione Usa ben puntellata.

Le divergenze dei leader di Francia e Germania si palesano nell'enfasi con cui Sarkozy ama evocare un "governo economico" per l'eurozona, ipotesi che fa rabbrividire la cancelliera Merkel.

Da verificare poi come Sarkozy saprà giocare il suo ruolo chiave per la prossima nomina del presidente della Bce, in scadenza a fine 2011. E se confermerà le indiscrezioni di Handelsblatt, secondo il quale Parigi non escluderebbe di dare l'appoggio a Mario Draghi, una delle poche persone con l'esperienza e la statura per trovare un punto di equilibrio nel lacerante dibattito attuale tra austerità e crescita. Ma al di là delle scelte su prestigiose poltrone, l'Europa sente il bisogno di una rinnovata sintonia franco-tedesca, dopo le decisioni, pur importanti, prese con il fucile puntato alla tempia dai mercati, di creare un maxi-fondo di salvataggio per i paesi dell'eurozona sull'orlo del default, di permettere alla Bce di intervenire sui mercati secondari e di rendere pubblici gli stress test sulle banche.

Il G-20 non potrebbe che beneficiare di un'Unione europea più coesa e in sintonia con gli Stati Uniti, in particolare dopo il segnale cinese di dare maggiore flessibilità allo yuan. Il rischio è invece che, tra ostinati teutonici appelli al rigore ed esibizionistici appelli alla grandeur economica, l'Europa si ritrovi a declinare inesorabilmente.

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