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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 25 giugno 2010 alle ore 09:25.
E ora? Lucio Stanca se ne è andato. Paolo Glisenti due anni fa è saltato. Sarà anche un evento in grado di rilanciare l'identità di Milano e un'opportunità per ridisegnare la mappa delle infrastrutture dell'intera Lombardia, ma la strada che porta a Expo 2015 è lastricata di nomi eccellenti caduti fra gruppi di potere che si fronteggiano dentro il perimetro berlusconiano, vincoli di bilancio nazionali, asimmetrie fra le "volontà di potenza" degli enti locali e le loro reali capacità finanziarie, antipatie personali e interessi divergenti.
Adesso basta. Si scelga un "capomacchina" e lo si lasci lavorare. È tempo di mettere da parte le divisioni e di operare nell'interesse dell'Expo, di Milano e del paese. Va riscritto l'articolo 54 della Finanziaria, che assegna deleghe «da amministratore delegato» al consiglio d'amministrazione dell'Expo. Non si può nemmeno gestire una gelateria se si è privi di alcuni poteri basilari, in primo luogo quello di scegliere i propri collaboratori. Figurarsi l'Expo.