Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2010 alle ore 08:03.
ROMA
Accorciare i tempi di valutazione e, se necessario, stanziare risorse aggiuntive per premiare tutte le idee valide. È la duplice richiesta che Diana Bracco rivolge al ministro Gelmini per saziare la «fame di ricerca» delle imprese italiane. Al tempo stesso la vicepresidente di Confindustria per l'Innovazione invita a «mettere insieme le risorse e focalizzarle su interventi che abbiano una grande massa critica e che favoriscano la collaborazione tra pubblico e privato». Così da adeguare «il sistema Italia» agli impegni presi con l'Ue. Temi a cui sarà dedicata l'ottava giornata nazionale della ricerca che si terrà a Roma il 5 ottobre e a cui parteciperanno il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani e la commissaria alla Ricerca Maire Geoghegan-Quinn.
Spesso le nostre imprese italiane sono accusate di fare poca ricerca. Però la risposta ai bandi pubblici è elevata. Qual è la realtà?
Siamo i primi a dire che dobbiamo investire di più in ricerca e innovazione e soprattutto dobbiamo far crescere il numero di imprese che investe. Ma diciamo anche chiaramente che non è più possibile continuare a mortificare le imprese che fanno ricerca in questo paese e che continuano a farlo in tempi di crisi e in condizioni meno favorevoli di posti anche molto vicini come la Francia. Sembra paradossale: tutti a dire che in Italia le imprese non fanno ricerca e invece quando finalmente escono i bandi e lo stato fa la sua parte, le imprese rispondono in massa. L'elevato numero di proposte arrivate al click day e quelle che arrivano a ogni bando pubblico dimostra che non è vero che le aziende non fanno ricerca.
Cosa chiedete al ministro Gelmini?
Di far presto con le valutazioni dei progetti di ricerca industriale presentati. Se, come pensiamo, i progetti validi saranno più numerosi del previsto, chiediamo anche che vengano coperti con risorse finanziarie aggiuntive sia per le attività da realizzarsi nei territori della convergenza che al di fuori di essi, nel caso anche promuovendo una partecipazione delle regioni interessate. È assurdo lasciare molti progetti validi non finanziati e poi fare nuovi bandi non molto diversi. Guardate che fare un progetto non è uno scherzo, è complesso e oneroso.