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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2010 alle ore 08:01.
La Banca centrale cinese ha fissato la parità dello yuan nei confronti del dollaro al livello più alto da cinque anni. Alla vigilia del G-20, il cambio è stato portato a 6,7896 yuan contro il dollaro, rispetto ai 6,8100 della vigilia.
La prima settimana di fluttuazione semi-libera della moneta cinese si chiude dunque con un apprezzamento dello 0,5 per cento. Se continuasse di questo passo, il renminbi potrebbe rivalutarsi di un altro 12% entro la fine dell'anno. In realtà gli operatori di mercato non credono che questo ritmo possa essere mantenuto: le autorità di Pechino hanno già detto più volte che l'apprezzamento sarà molto graduale.
L'attesa fine del cambio fisso con il dollaro, che era stato reintrodotto de facto nel luglio 2008 in piena crisi finanziaria globale, è stata annunciata dalla Banca centrale cinese sabato scorso. Si è trattato di un ritorno alla situazione del triennio 2005-2008, quando lo yuan si è rivalutato complessivamente del 21% sul dollaro.
La coincidenza tra l'annuncio cinese e i preparativi per il G-20 non è parsa casuale: con questa mossa la Cina ha tolto dal tavolo dei grandi uno dei temi più spinosi, quello dei cambi, su cui Stati Uniti ed Europa erano pronti a fare pressioni. O quantomeno lo ha reso meno impellente.