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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 16:18.
I pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a dieci anni di reclusione per l'ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nel processo "Cuffaro-bis" che si svolge con il rito abbreviato davanti al gup di Palermo, Vittorio Anania. «La procura riconosce la irreprensibile condotta processuale dell'imputato – hanno detto i Pm al termine di una requisitoria durata 4 udienze - ma la gravità delle condotte da lui poste in essere fa sì che Totò Cuffaro non meriti attenuanti e dunque deve essere condannato al massimo della pena previsto per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa».
«Abbiamo dimostrato - hanno detto i pm - che il sistema di controinformazioni messo in piedi dall'ex governatore assieme ad Antonio Borzacchelli, Giorgio Riolo e Giuseppe Ciuro, era puntato a scoprire indagini sui rapporti tra la mafia e esponenti politici o a lui collegati. È proprio la natura delle informazioni che ci fa capire la portata di questo sistema e di come si possa configurare l'accusa di concorso in associazione mafiosa». Le testimonianze di pentiti e di soggetti vicini all'imputato hanno dato, secondo i pm, ulteriore conferma alle accuse. «Fin dal 1991 i contatti con Angelo Siino - ha detto Del Bene - dimostrano l'esistenza del patto politico-mafioso stretto da Cuffaro con esponenti di Cosa Nostra». Nell'ultima parte della requisitoria i Pm hanno riepilogato la vicenda delle candidature di Mimmo Miceli e Giuseppe Acanto, detto Piero, nelle liste del Cdu e del Biancofiore alle elezioni regionali del 2001. Entrambi, secondo l'accusa, furono sponsorizzati da Cosa nostra e Cuffaro accettò i candidati per questo motivo.
La reazione di Cuffaro. «La mia fiducia nelle istituzioni e nella giustizia mi impongono il rispetto per il ruolo dei pubblici ministeri», ha detto il senatore commentando la richiesta dei pm. « È chiaro - ha aggiunto Cuffaro - che non condividiamo le loro conclusioni e che, insieme ai miei avvocati, porteremo il nostro contributo per fare emergere la verità».
Lo scorso 23 gennaio il senatore Udc è già stato condannato a 7 anni (guarda il video della sentenza) con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio aggravati dall'agevolazione di Cosa nostra.