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Il puzzle dei nuovi atenei cerca ancora molte tessere

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 08:01.

Dire addio agli scatti biennali automatici per tutti e legare gli aumenti in busta paga al «merito» dei singoli docenti era così «necessario e urgente» da giustificare un decreto legge, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 10 novembre 2008. Da allora è passato un anno e mezzo abbondante, ma la declinazione accademica della lotta ai «fannulloni» è rimasta una bella teoria; la meritocrazia retributiva non è mai stata attuata, e ora la manovra blocca le buste paga di tutti, bravi e meno bravi.

- Anagrafe dei docenti. L'idea, brillante, del decreto Gelmini targato 2008 era quella di concedere gli aumenti pieni solo ai docenti che negli ultimi due anni potessero vantare pubblicazioni scientifiche certificate. Chi invece avesse tenuto per due anni la penna ferma nel calamaio avrebbe ricevuto un aumento dimezzato, e se l'inattività fosse durata tre anni l'interessato sarebbe stato escluso da tutte le commissioni di concorso. La regola, nemmeno troppo dura, ha acceso un dibattito rigoglioso su come separare il grano delle pubblicazioni scientifiche dal loglio dei testi privi di valore, ma ha trascurato lo strumento fondamentale per attuare il tutto: l'anagrafe dei docenti, chiamata a censire le pubblicazioni dei docenti, non è mai stata costruita, e senza censimento non si possono individuare né i «virtuosi» da premiare né gli «inattivi» da bocciare.

- La riforma della governance. Una nuova architettura degli aumenti è prevista dalla riforma Gelmini sulla governance, che prevede scatti triennali legati a una relazione sull'attività di ogni docente. Anche questo provvedimento, però, non ha propriamente le performance di una lepre. Approvato dal consiglio dei ministri a ottobre dell'anno scorso, accompagnato dal bollino di «prioritario» messo dallo stesso premier Berlusconi, il disegno di legge ha soggiornato mesi in commissione al Senato, dove è stato sommerso da 800 emendamenti, è ora è in attesa di approdare in Aula (l'esordio è previsto per il 15 luglio, ma è già stato rimandato più di una volta), dove lo attendono almeno altre 200 proposte di correzione. Dietro al l'iperproduzione di emendamenti non è difficile scorgere le pressioni di chi vuole reintrodurre terze fasce, assunzioni ope legis, vincoli più flessibili per i mandati dei rettori e per il pensionamento dei docenti più anziani. Spinte a cui il relatore in commissione, Giuseppe Valditara, ha resistito, ma siamo solo al primo ramo e il traguardo del varo definitivo è lontanissimo.

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Tags Correlati: Anvur | Consiglio dei Ministri | Normativa sulla scuola | Senato

 

- La valutazione. Il paradosso arriva dal fatto che mentre si discute di valutazione, rischiano di naufragare gli organismi che assicurano gli strumenti per effettuarla. Mercoledì decade il comitato nazionale di valutazione (Cnvsu), che finora ha monitorato le performance di tutti gli atenei ed elaborato i requisiti necessari per l'offerta formativa. L'eterna attesa dell'Anvur, l'agenzia nazionale chiamata a sostituire il comitato, non è finita, e se non arriva una proroga in extremis si rischia di perdere il patrimonio di competenze che dovrebbe offrire la base al nuovo organismo.

- I fondi. Qualcuno ricorderà, poi, i «premi» agli atenei migliori previsti dal decreto Gelmini nella distribuzione del fondo ordinario. Luglio è alle porte, ma per il 2010 non si sono visti né fondi né premi anche perché l'arrivo della manovra ha fermato tutto. Se l'assegno per le attività arriva dopo metà anno, però, la programmazione diventa un'idea impraticabile.

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