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Per le deleghe l'attesa è anche di un mese

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 08:08.

ROMA
Aldo Brancher ministro senza portafoglio ma anche senza incarico e senza deleghe. L'ultimo nominato nella squadra di governo può infatti contare al momento su un solo atto formale di quelli previsti dalla legge: si tratta del decreto del presidente della repubblica firmato il 18 giugno. In quel documento però, così come prescrive la legge del 1988 sulla designazione dei ministri senza portafoglio, non c'è alcun accenno né all'incarico, né alle deleghe a lui affidate. Che hanno bisogno di un decreto ad hoc, questa volta firmato dal presidente del consiglio. Di questo decreto di Palazzo Chigi, per ora, nessuna traccia. C'è un ritardo? Un'impasse politica dietro questo vuoto?
Sui tempi la legge non si pronuncia. C'è però una prassi abbastanza consolidata: l'incarico, con il quale viene grosso modo definito il nome del ministero, arriva di solito subito dopo la nomina da parte del Quirinale, per le deleghe invece i tempi sono più lunghi e possono superare i 30 giorni. Così è accaduto, ad esempio, per i nove ministri senza portafoglio nominati all'alba dell'attuale governo Berlusconi insieme al resto della compagine governativa. Per i ministri Vito, Carfagna, Brunetta, Meloni, Bossi, Calderoli, Fitto, Rotondi e Ronchi, la nomina con decreto di Napolitano è arrivata il 7 maggio 2008, l'incarico è stato formalizzato il giorno successivo (l'8 maggio 2008) con decreto del presidente del consiglio e le deleghe sono state attribuite 35 giorno dopo, il 13 giugno 2008, con un altro decreto di Palazzo Chigi.
Una diversa tempistica c'è stata per il ministero senza portafoglio di Michela Brambilla, costituito un anno dopo l'avvio del governo. In quel caso, il presidente Napolitano firmò il decreto di nomina l'8 maggio 2009 e l'incarico arrivò insieme alle deleghe (relative al turismo), sette giorni dopo, il 15 maggio con un unico decreto del presidente del consiglio.
Nel caso di Brancher, a dieci giorni dalla nomina (con giuramento) al Quirinale, non c'è ancora traccia di quell'incarico che dovrebbe quanto meno definire – in attesa delle deleghe – la denominazione del ministero. È chiaro che dietro il ritardo si nasconde una battaglia sulle competenze fra ministeri contigui. Quello di Bossi e quello di Fitto innanzitutto. D'altra parte, sempre per difficoltà nella spartizione delle funzioni, vari viceministri hanno aspettato per mesi l'assegnazione delle deleghe. Primo fra tutti il responsabile delle Infrastrutture Roberto Castelli.

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Tags Correlati: Aldo Brancher | Governo | Michela Brambilla | Roberto Castelli | Ronchi | Rotondi

 

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