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«Incapace di intendere e di volere», Tartaglia assolto per l'aggressione a Berlusconi

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 14:49.

Assolto in quanto non imputabile, «perché totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto». Con questa sentenza il Gup di Milano, Luisa Savoia, ha assolto Massimo Tartaglia per l'aggressione a Silvio Berlusconi avvenuta a Milano lo scorso 13 dicembre, quando al termine di un comizio l'uomo scagliò una statuetta-souvenir del Duomo contro il presidente del Consiglio. Il Gup Luisa Savoia ha disposto come misura di sicurezza che Tartaglia resti in libertà vigilata per un anno nella comunità di recupero dove si trova da mesi agli arresti domiciliari.

Tartaglia dovrà conformarsi alle indicazioni del direttore della comunità, potrà ottenere dei permessi per andare a visitare alla famiglia ma non potrà partecipare a manifestazioni pubbliche come quella del dicembre scorso in cui aggredì Silvio Berlusconi.

«Sono contento che abbiano assolto mio figlio. Rimarrà nella comunità di recupero per un certo periodo. Adesso sono troppo stanco per parlare». Così Alessandro Tartaglia ha commentato l'assoluzione del figlio Massimo.

La decisione dei giudici milanesi non è piaciuta agli esponenti del Pdl: «Con tutto il rispetto per le valutazioni giuridiche (opinabili come ogni altra valutazione), la decisione odierna lascia grandi preoccupazioni e perplessità», dice il portavoce Daniele Capezzone. Che aggiunge: «Tartaglia, nel dicembre scorso, é giunto a un passo dall'omicidio di Silvio Berlusconi. Oggi tutto finisce così. Non é un pò poco?». Ironico il commento di Nunzia De Girolamo, della direzione nazionale del partito: «Tartaglia incapace di intendere e di volere? Sicuramente era capace di intendere e di mirare al presidente del Consiglio Berlusconi». «Purtroppo, aggiunge la De Girolano, certa magistratura continua a lanciare segnali distorsivi all'opinione pubblica, per la quale con questa assoluzione si sancisce un grave precedente: ovvero chi colpisce e tenta anche di uccidere il presidente del Consiglio e/o altre importanti cariche pubbliche ed istituzionali non è condannabile, perchè incapace di intendere e volere al momento del fatto. Non è possibile arrivare a tanto, perchè è davvero pericoloso. Con questa sentenza altri soggetti si potrebbero sentire autorizzati a commettere simili e gravi gesti immaginando, poi, di essere assolti».

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Tags Correlati: Alessandro Tartaglia | Daniela Insalaco | Daniele Capezzone | De Girolano | Gian Marco Rubino | Giustizia | Luisa Savoia | Milano | Nunzia De Girolamo | PDL | Silvio Berlusconi

 

Soddisfazione è stata, invece, manifestata dai difensori di Tartaglia, gli avvocati Daniela Insalaco e Gian Marco Rubino, i quali hanno sostenuto di aver detto fin dall'inizio che il loro assistito andava curato. «L'esigenza principale era quella di cura - hanno detto - a cui doveva essere data la priorità assoluta».

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