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Finanza e Mercati Obbligazioni

Gli italiani fanno il pieno di obbligazioni bancarie

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 08:02.

Gli investitori internazionali sono sempre più allergici ai rischi: quelli delle banche, quelli degli stati, quelli delle imprese. Ma in Italia il mercato delle obbligazioni bancarie vendute ai risparmiatori sembra restare sotto una campana di vetro: gli istituti di credito emettono sempre più bond, i rendimenti restano sempre troppo bassi, eppure i risparmiatori li acquistano come se fossero l'affare del secolo. L'ennesimo allarme è arrivato ieri – come tutti gli anni – dal presidente Consob, Lamberto Cardia: «Il sistema bancario ha incrementato l'emissione di obbligazioni collocate presso gli investitori retail, il cui controvalore è più che raddoppiato negli ultimi due anni – ha osservato –. È un fenomeno su cui la Consob pone particolare attenzione, considerato che nei portafogli degli investitori retail si rileva la presenza di obbligazioni in prevalenza illiquide e talvolta più rischiose dei titoli di stato senza che tali rischi siano adeguatamente riflessi nel rendimento offerto».

La questione riguarda il rapporto tra banche e famiglie. Se in Italia gli istituti di credito si sono mostrati ben più resistenti dei concorrenti esteri durante la crisi finanziaria mondiale, i dati della Consob potrebbero spiegare indirettamente parte di questa forza: le banche made in Italy troppo spesso si finanziano a tassi molto bassi presso le famiglie. Nel 2009 hanno infatti emesso 184 miliardi di euro di obbligazioni, in linea con il 2008. Ma, a fronte di un ammontare invariato, sono cambiati gli acquirenti: gli investitori istituzionali hanno comprato 10 miliardi di bond in meno rispetto al 2008 (da 54 a 44 miliardi, -19%), mentre i piccoli risparmiatori hanno aumentato gli acquisti di 13 miliardi (da 127 a 140 miliardi, +10%).

Morale: «È ulteriormente aumentato – dice Cardia – il peso delle obbligazioni bancarie sulla ricchezza finanziaria delle famiglie». Così, se nel 1995 le famiglie investivano solo il 2% dei loro soldi sui bond bancari, nel 2009 la percentuale era salita al 10,4%. «Si tratta di un peso – afferma Cardia – di gran lunga superiore a quello degli altri principali paesi europei». Ma l'anomalia maggiore riguarda i bond strutturati: quelli meno trasparenti, più rischiosi e di più difficile valutazione. Ebbene: le famiglie italiane sono piene zeppe. Ne hanno in portafoglio 180 miliardi (in aumento di 40 miliardi in tre anni), cioè più del doppio di tutti gli altri paesi europei, tranne la Germania. Guardando l'altra faccia della medaglia, le banche italiane hanno il più alto rapporto tra obbligazioni emesse e raccolta totale: la raccolta in Italia è al 40% realizzata con i bond, poco sopra la quota tedesca, mentre negli altri paesi è compresa tra il 20% e il 30%. Insomma: se nel mondo a salvare gli istituti di credito sono stati i governi, in Italia una bombola di ossigeno è arrivata dalle famiglie.

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Fin qui nulla di male. Il problema però sta nei rendimenti, nell'opacità e nell'illiquidità dei bond bancari. Sì, perché anche nel 2009 i tassi d'interesse pagati dalle obbligazioni bancarie sono stati molto spesso più bassi dei titoli stato. Prendiamo i bond a tasso fisso. Le obbligazioni con rating "A1" rendono mediamente lo 0,15% in meno dei BTp, mentre quelle con rating "A2" e "A3" offrono tassi in linea con quelli dei titoli di stato. Stessi livelli per le Banche di credito cooperativo. Per trovare rendimenti mediamente più alti dei BTP (30 punti base in più) bisogna andare su rating bassi: "Baa2". Insomma: a fronte di rischi maggiori rispetto ai BTp, i bond bancari pagano di meno. O uguale.

Eppure le famiglie italiane non sembrano amanti del rischio. Secondo i dati Consob, il 44% della loro ricchezza finanziaria è infatti stabilmente investito in depositi e risparmio postale. La quota di titoli di stato è scesa dal 18% del 2008 al 15%, mentre è aumentata – appunto – quella investita in obbligazioni (dal 13% al 15%), in fondi (dal 12% al 13%) e in polizze (dal 7% all'8%).

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