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Melloni: «Dal Papa stop ai conflitti dentro la Chiesa»

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 08:05.

Alberto Melloni, professore di Storia del cristianesimo, guida la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna.

Giorni intensi Oltretevere: dopo la vicenda belga, ancora aperta, il Papa ieri è intervenuto a mettere pace tra i cardinali Schönborn e Sodano e ha messo un punto fermo su Propaganda Fide.
Mi pare chiara e anche molto decisa la strategia di Benedetto XVI: l'intento del Papa è rimettere sotto controllo un clima di conflitto aperto dentro la Chiesa, che sta provocando danni da tempo

Lo scambio di accuse di qualche tempo fa è stato molto forte, e ha destato scalpore il fatto che fosse accusato il cardinale decano...
Il deficit di collegialità all'interno della Chiesa è un problema aperto, il Papa ha gli strumenti per governare. Il messaggio è che non ci possono essere conflitti derubricati a intemperanze, è stato messo uno stop agli abusi di autorità che via via si verificano.

Anche per il cardinale Sepe, che ha fatto trasparire la possibilità che potesse fare azioni che avrebbero coinvolto l'istituzione?
Le affermazioni del cardinale su attacchi da dentro la Chiesa sono senza precedenti. È chiaro che il Papa vuole ridare unità all'azione di governo, che evidentemente si era persa.

È arrivata anche la decisione della Corte Suprema Usa che di fatto respinge il ricorso vaticano che voleva bloccare il coinvolgimento della Santa Sede.
Era solo una pia illusione pensare che il sistema americano accogliesse un principio europeo, si conferma una linea che era prevedibile.

Veniamo al Belgio: l'irruzione della polizia nel Duomo di Malines rappresenta un punto di svolta nel rapporto tra Stato e Chiesa in Europa?
Ci sono diversi livelli della vicenda che lasciano il segno ma uno più degli altri, il sequestro dei documenti della commissione d'indagine.

Che peraltro si è dimessa dopo le accuse giudiziarie di non fare molto.
La faccenda è molto più grave. Non è solo una questione di riservatezza, di efficacia nelle ricerche o di incidente diplomatico. Sequestrando il materiale dove sono raccolte le testimonianze di molte persone che hanno subito abusi si viola la libertà religiosa. Se si mette in discussione il fatto che la Chiesa non possa custodire al suo interno le proprie carte allora non c'è più limite.

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Tags Correlati: Alberto Melloni | Antonio Di Pietro | Benedetto XVI | Chiesa Apostolica Romana | Corte di Cassazione | Dan Brown | Europa | Papa Giovanni XXIII | Propaganda |

 

Anche se sono in ballo crimini terribili?
È lo stesso quando si rapisce un imam nel centro di Milano e lo si tortura. Non dimentichiamo che c'è chi pensa che per combattere il terrorismo atti del genere possano per esempio essere compiuti da noi nelle moschee...

La vicenda avrà ripercussioni nel processo di "purificazione" che sta tentando di portare avanti Benedetto XVI?
Se qualcuno pensava che le parole più volte pronunciate dal Papa su penitenza e purificazione potessero bastare si sbaglia. La vicenda della pedofilia - e lo si vede anche negli Stati Uniti con la decisione di ieri - andrà avanti per tanto tempo, per la Chiesa rappresenta una delle vere sfide.

Pare che l'irruzione sia avvenuta in un contesto di consenso dell'opinione pubblica.
Mi ha ricordato quando le indagini le conduceva il pm Antonio Di Pietro...

Ma la Chiesa si è messa in contrapposizione con i governi su temi civili.
La Santa Sede spesso ha un atteggiamento pesante verso le legislazioni europee, ed è chiaro che quando lo scontro si alza bisogna anche aspettarsi che gli altri facciano altrettanto.

Sono state anche aperte tombe di arcivescovi alla ricerca di documenti.
Il fatto ci deve colpire perché ci rivela come in molti si immaginano agisca la Chiesa, cioè che nasconda carte dentro un sarcofago. Forse è uno degli effetti dei libri di Dan Brown.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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