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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 13:51.

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La sicurezza stradale «è un'emergenza sociale» di fronte alla quale «in questa legislatura governo e parlamento hanno fatto molti interventi normativi» e «una riforma del diritto penale sulla circolazione stradale, ispirandosi a un principio preciso: tolleranza zero». Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel suo intervento al convegno della Fondazione Ania su sicurezza stradale e giustizia, organizzato nell'aula magna del Palazzo di giustizia di piazza Cavour a Roma.

Il ministro ha lanciato un appello ai giudici sulla certezza della pena. «La magistratura - ha detto - non può sottrarsi a impegnarsi di fronte a quella che consideriamo un'emergenza sociale: gli operatori del diritto devono emettere pene conformi, evitando sperequazioni che non sono comprendibili ai cittadini».

L'altro nodo toccato dal guardasigilli è stato quello delle «frodi assicurative, un fenomeno patologico» di fronte al quale serve «più sinergia dagli organi di accertamento imperni alle compagnie assicurative e gli organi inquirenti».

«Non è un problema di nicchia - ha sottolineato Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania - ma un'emergenza nazionale, per costi, lutti e dolore». Salvati ha ricordato che lo scorso anno ci sono stati 4.731 morti, «diciotto volte i morti causati del terremoto d'Abruzzo», con oltre un milione di feriti, da leggeri a gravissimi. «In un paese di vecchi come l'Italia - ha sottolineato Salvati - gli incidenti stradali sono la prima causa di morte dei giovani», Su un tema delicato come la sicurezza stradale, ha detto il presidente della Fondazione Ania, occorre un lavoro di squadra. «Una maggiore educazione stradale a partire dalle scuole, norme più stringenti e una maggiore certezza della pena e coerenza fra pena irrogata e vulnus sociale dell'incidente». Salvati ha auspicato la ripresa in esame del dolo eventuale in caso di incidenti procurati da drogati o ubriachi: «se mi metto al volante drogato o in stato di ebbrezza, passo il semaforo col rosso e distruggo due vite umane, non è colpa, ma dolo eventuale». Attualmente la negazione del dolo eventuale è una pericolosa deresponsabilizzazione della criminalità stradale.

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