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La partita sulle regioni virtuose che si gioca tutta nel campo del centrodestra

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 08:01.

ROMA. Il saldo, 8,5 miliardi in due anni, resta invariato. Ma saranno premiate le regioni virtuose che rispettano il patto di stabilità interno, che hanno spese per il personale più basse in rapporto alla spesa corrente, che frenano la spesa sanitaria e contrastano le false invalidità. Criteri e modalità dei tagli saranno decisi in stato-regioni entro 90 giorni dalla conversione in legge della manovra. Anche sindaci (3,7 miliardi) e province (800 milioni) decideranno in conferenza stato-città.

Mentre Umberto Bossi faceva da pontiere con Tremonti e apriva al dialogo e alla possibilità di cambiare la manovra nel segno della "virtuosità", è arrivato in serata al Senato dal relatore Antonio Azzollini (Pdl) l'emendamento alla manovra per risolvere il nodo dei tagli alle regioni e agli enti locali. Tagli incentrati sulla qualità della spesa, ma che nella quantità non cambiano. E che ora c'è da capire se piaceranno alle regioni, che chiedono un riequilibrio totale e meno pesante della manovra.

Per i governatori la soluzione della manovra resta appesa a un filo. Il dialogo col governo ieri è andato avanti sotto traccia. Il sospirato vertice con (o senza) Berlusconi è in sospeso, se servirà ancora: a lungo s'è dato per probabile un incontro per domani. È una sfida a scacchi che si è giocata, e si gioca, interamente nel campo del centrodestra, soprattutto con la Lega, quella del taglio da 8,5 miliardi in due anni che la manovra riserva ai governatori. Lo ha dimostrato per tutta la giornata l'attivismo di ieri del Carroccio, che ha ben colto gli effetti in sede locale. Dunque anche al nord.

Di qui il rilancio sulla premialità ai "governatori virtuosi", abbandonando i tagli lineari, che tuttavia, stando agli effetti dell'emendamento, sembrano spostare l'asse sempre più pesantemente verso il sud. Dove il centrodestra governa da aprile in quattro regioni, tutte Pdl. Quelle che hanno scritto una lettera a Tremonti. I governatori, che oggi incontrano sindaci e forze economiche e sociali, hanno intanto confermato l'asse anti-manovra, per riequilibrarla.

Proprio quanto finora Tremonti ha negato fino a costringere l'altro ieri palazzo Chigi a rettificare il senso delle parole di Berlusconi dal Brasile sulle modifiche alla manovra. Del resto il premier ha ribadito da San Paolo: «Ho messo il naso nelle spese delle regioni e ho avuto profondi brividi alla schiena: c'è modo di risparmiare».

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Tags Correlati: Antonio Azzollini | Brasile | Consiglio dei Ministri | Lega | Partiti politici | Pd | PDL | Roberto Calderoli | Senato | Tremonti | Umberto Bossi

 

Il leader del Carroccio ieri s'è limitato a poche battute, per dimostrare politicamente di aver riaperto i giochi. «La manovra si può modificare» ha dichiarato dapprima, dicendosi d'accordo sulla necessità di «ascoltare» le regioni. «Tra mezz'ora vedo Tremonti – ha aggiunto in serata – vediamo di convincerlo un po'». Poi è arrivato l'emendamento di Azzollini, chissà se davvero conclusivo.

«Bossi vada in Parlamento, non da Tremonti», attaccava intanto Stefano Fassina (Pd). Giornata impegnativa, quella di oggi, per il ministro dell'Economia che nel pomeriggio presenterà in consiglio dei ministri la relazione sul federalismo fiscale e sui costi standard. Quella «cura dimagrante» che, ha detto sempre ieri il ministro leghista per la semplificazione, Roberto Calderoli, terrorizzano le regioni. «Cercheremo di non fare tagli lineari ma di premiare i virtuosi e di tagliare gli sprechi». Appunto.

Ora la scelta della "premialità", da mettere nero su bianco tra più di 4 mesi, indica intanto per il governo una strada precisa da battere. Dalle elaborazioni lombarde (si veda in basso) emerge chiaramente chi spende di più o di meno per abitante per il personale (anche se non rispetto alle uscite correnti) e per i costi di amministrazione generale. Il Sud ne esce a pezzi. Per la sanità, per i falsi invalidi, per lo stesso patto di stabilità interno, la musica non cambia. Oggi le regioni si pronunceranno.
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