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Galan apre alle ricerche Ogm

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 09:31.

Sugli Ogm si volta pagina. Dopo dieci anni di divieti il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, ha annunciato che «incoraggerà la ricerca e la sperimentazione». Il nuovo corso, destinato ad alimentare nuove polemiche, è stato illustrato a Lussemburgo dove i ministri agricoli si sono riuniti per discutere, tra l'altro, le proposte della Commissione che mirano a concedere la libertà scelta agli stati membri sulla coltivazione delle varietà geneticamente modificate.

«Ho intenzione – ha sottolineato Galan – di far valere un punto di vista più aperto. Incoraggerò la ricerca e la sperimentazione sulle biotecnologie. Non permetterò che l'Italia si ritrovi a pagare gap difficilmente recuperabili in un terreno strategico come la conoscenza».

Insomma, un cambio di rotta Galan l'aveva lasciato trasparire fin dal giorno della sua investitura, ma ieri ha segnato lo spartiacque ammettendo esplicitamente che la sua posizione «è diversa» da chi lo ha preceduto. «Il mio – ha spiegato Galan – è il paese di Guglielmo Marconi e di Enrico Fermi e anche per questo non può imporre stop ingiustificati a chi spende la propria intelligenza e la propria vita nella ricerca del sapere e della conoscenza».

All'ordine del giorno della riunione di Lussemburgo c'era anche l'autorizzazione all'import e al commercio di sei nuove varietà di mais transgenico. Su questo punto il ministro ha spiegato di non aver votato favorevolmente. «Non cambio la posizione espressa fin qui dall'Italia su questi sei mais ogm, destinati all'alimentazione animale – ha spiegato – anche perché la competenza prevalente è del ministero della Salute». E il titolare, Ferruccio Fazio, ha espresso in più occasioni, posizione prudenti sulle biotecnologie.

Sono nove le sperimentazione pronte a decollare in campo aperto. Si tratta di commodity, come il mais, ma anche di prodotti tipici del Mediterraneo, come kiwi, agrumi, ciliegie, vite, olive, fragole, pomodori e melanzane. I «protocolli» sono stati rinchiusi nel cassetto dall'ex ministro Zaia dopo il parere favorevole di una commissione interministeriale Ambiente-Agricoltura con rappresentanti delle Regioni.

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Tags Correlati: Coldiretti | Enrico Fermi | Ferruccio Fazio | Giancarlo Galan | Guglielmo Marconi | Italia | Leonardo Vingiani | Ministero della Sanità | Ministero delle Politiche Agricole e Forestali | Ocse | Paolo De Castro | Pecoraro Scanio | Stati Membri

 

Soltanto Paolo De Castro, provò a sbloccarli, ma non arrivò mai la controfirma del collega dell'Ambiente (Pecoraro Scanio). «Speriamo che le parole del ministro Galan – ha detto Leonardo Vingiani, direttore di Assobiotec – siano il preludio per la ripresa non solo dei test in campo ma anche dell'attività dei laboratori, per lo più pubblici, che hanno una grande tradizione nella genetica agraria». Prima dello stop decretato a partire dal 2000, infatti, l'Italia era seconda solo alla Francia per numero di sperimentazioni con 291 piante geneticamente modificate e 16 microrganismi. «Con il black out – continua Vingiani – siamo diventati fanalini di coda in Europa. Uno studio dell'Ocse, infatti, ha registrato nel periodo 2006-2008 oltre 500 sperimentazioni condotte nei Paesi europei, zero in Italia. Tutto ciò si traduce in un ritardo difficile da colmare e nel monopolio della ricerca sui prodotti mediterranei da parte di Francia, Spagna e Israele».

Per la Coldiretti, tuttavia, «occorre decidere se i pochi soldi pubblici disponibili per la ricerca devono essere destinati agli Ogm o a cose ben più importanti». Secondo il presidente, Sergio Marini, infatti, «la scelta di dire no alla coltivazione degli ogm fatta dall'Italia è stata lungimirante».

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