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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 09:44.
Google rischia di perdere la licenza in Cina e decide di fare marcia indietro, per modo di dire. Ieri il colosso dei motori di ricerca americano ha annunciato il seguente compromesso con Pechino: invece di dirottare automaticamente gli utenti di Google in Cina al sito di Hong Kong, libero da censure, metterà a disposizione sulla pagina di apertura di Google.cn il link per il sito Google.hk per chi desidera andarci, cliccandoci sopra. In altre parole il dirottamento sarà volontario e non automatico.
Resta da vedere se il governo cinese accetterà quello che Google descrive come un vero compromesso; il legale della società, Dave Drummond, aveva comunicato lunedì che il governo cinese era intenzionato a non rinnovare la licenza per il sito internet (in scadenza proprio oggi) se il dirottamento automatico non fosse stato sospeso.
È difficile prevedere a questo punto l'esito di uno scontro dai mille risvolti economici, politici e diplomatici. Google aveva sfidato Pechino il marzo scorso quando aveva consentito agli utenti cinesi di evadere la censura dirigendosi sul sito d Hong Kong, città cinese dove però vigono regole più liberali ereditate dall'amministrazione britannica. All'epoca Google aveva risposto alle pressioni dell'opinione pubblica americana indignata per l'aiuto indiretto fornito da Google a un governo noto per la persecuzione dei dissidenti politici.
Numerosi analisti credono che Pechino cercherà di evitare misure estreme come l'oscuramento del sito Google in Cina per evitare un inasprimento dei rapporti con gli Stati Uniti proprio in un momento di apparente distensione. Pechino infatti ha da poco ceduto alle pressioni americane decidendo di rivalutare la propria valuta, lo yuan, e il suo primo ministro Hu Jintao ha appena accettato l'invito del presidente Obama per una visita negli Stati Uniti a data da stabilirsi.
Questa opinione è puntellata da un dato di fatto, e cioè che negli ultimi tre mesi Pechino avrebbe potuto installare filtri per bloccare l'accesso al sito Google Hong Kong, ma non l'ha fatto. Anzi, dalla Cina continua a essere possibile accedere a diversi siti (sia Google che altri) in lingua straniera senza pericolo di censura. Gli unici siti interamente bloccati da Pechino sono YouTube, Blogger e Picasa.