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Carta autonomie: primo sì alla Camera

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 08:01.

Anche la carta delle autonomie arriva al traguardo della prima approvazione senza la soppressione delle mini-province, che era stata stoppata dopo il blitz nella manovra correttiva proprio per inserirla in un «provvedimento organico» sugli enti locali.
Quello approvato ieri in prima lettura alla camera, del resto, è un testo leggero, che nel corso della lunga permanenza a Montecitorio ha perso pezzi importanti. La razionalizzazione degli enti locali, con i tagli a giunte e consigli e la soppressione di organismi come i difensori civici, è stata quasi tutta anticipata da vari decreti sugli enti locali, mentre sul resto pesa l'ipoteca dell'attuazione del federalismo fiscale. I pilastri del provvedimento, che ora va all'esame del senato, sono due: l'individuazione delle funzioni fondamentali e il trasferimento di attività a comuni e province, che diventeranno però operative solo quando sarà pronta la macchina federalista dei costi standard, e la riscrittura del testo unico degli enti locali. Di questo aspetto si occuperà il governo, delegato a individuare nei prossimi due anni le nuove regole su funzionamento, contabilità e controlli per comuni e province. Sempre che, soprattutto su quest'ultimo punto, non ci pensi prima il Ddl «anticorruzione», presentato tre mesi fa dal governo e ora sui tavoli di palazzo Madama.
Il voto di ieri è solo un primo passo ma questo non frena l'entusiasmo di Michelino Davico, sottosegretario all'interno e uno tra gli sponsor principali del provvedimento, che parla di «risultato storico», e di «passo importante per fare chiarezza sulle competenze di autonomia e responsabilità delle attività pubbliche sul territorio». Per l'Anci, invece, il testo si è talmente alleggerito da diventare «inutile se non dannoso», e le stesse opinioni si incontrano nell'opposizione: «Le funzioni degli enti – sostiene Oriano Giovanelli (Pd) – andavano trovate prima di avviare il federalismo fiscale, ora si paga l'errore di aver puntato tutto sull'aspetto finanziario».
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