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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 19:50.
C'era una volta il tennis femminile. Federer si incammina sul viale del tramonto? Nadal deve fare i conti con le ginocchia prima di entrare in campo? Murray e Djokovic non riescono a diventare "grandi"? Pazienza ci consoleremo con le sfide delle loro colleghe…
E invece, no. Perché se il circuito maschile ultimamente ha mostrato qualche acciacco, quello femminile sembra in coma profondo. Il vuoto di potere che si è creato nelle zone alte della classifica si è presto trasformato in un buco nero capace di risucchiare le giocatrici che si affacciano ai primi posti. Sembra sia passata un'eternità dai bei tempi nei quali Mauresmo ed Henin si sfidavano e lottavano con le redivive Williams, cercando di tenere a bada le varie Sharapova e Clijsters.
Prova lampante dello stato di precarietà e abbandono della Wta è la scomparsa delle tenniste che si sono avvicendate sulla vetta del ranking. La bella Ana Ivanovic è scivolata al 45esimo posto in classifica, Dinara Safina al 22esimo, ma la caduta sarà ben più rovinosa al termine del torneo londinese. Jelena Jankovic è rientrata nella top-five, è vero, ma anche lei appartiene a quel club di regine dei poveri, capitanato dalla sorella di Safin, incapaci di vincere un solo torneo che conti davvero.
Continuando a scorrere la lista troviamo Amelie Mauresmo, ritirata, Justine Henin che probabilmente avrebbe fatto meglio a rimanere a riposo, visti i risultati, e ancora Maria Sharapova, riapparsa per la prima volta a livelli accettabili proprio a Londra, dopo due anni di blackout. Per non parlare delle nuove leve che si affacciano alla top-ten e spariscono alla velocità della luce.
In questa voragine non sono caduti, per fortuna, i veri simboli del tennis degli ultimi 10 anni: le sorelle Williams. In particolare Serena che continua a vincere e siede con incontestabile autorevolezza sul trono della Wta. Hanno un bell'auspicare fior di opinionisti ed ex-tenniste che ci sia un ricambio. Giovani campionesse all'orizzonte non se ne vedono.
E allora sia lodata Serena unica a resistere all'assalto delle "ova" e "eva" che assediano il Centre Court di Wimbledon. Protagoniste per caso, come quella Kvitova, capace solo di sbracciarsi per tirare mazzate quasi alla cieca. Una picchiatrice allo stato puro, allieva forse della Safina che credeva di fare dei match di pugilato invece che delle partite di tennis. Ma a giocare così contro Serena (lei sì accusata ingiustamente, in passato, di essere una tennista solo fisica) ci si fa male. Perché per fare venti e più ace per partita ci vuole classe e non solo potenza. Perché per mettere la pallina nell'angolo al momento giusto ci vuole talento e per venire a capo di partite divenute complicatissime ci vuole carattere. Tutte doti che la minore delle Sisters non solo possiede, ma incarna. Stiamo parlando di una campionessa che, non dimentichiamolo, va a caccia del 13esimo Slam.