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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2010 alle ore 09:58.
Israele non si scuserà mai per l'operazione militare contro la flotta pacifista diretta a Gaza del 31 maggio scorso, che ha provocato 9 morti tra i passeggeri, ma non rinuncia a tendere la mano verso Ankara, per «fermare il deterioramento» dei rapporti. Lo ha affermato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, durante un'intervista alla televisione pubblica dello Stato ebraico. «Siamo rammaricati per le perdite umane», ha detto il premier, ma «Israele non può scusarsi del fatto che i propri soldati si sono dovuti difendere da un linciaggio».
Le scuse per il blitz, chieste formalmente dalla Turchia, sono state escluse a più riprese dal governo israeliano. Un rifiuto confermato di nuovo nelle ultime ore da Netanyahu durante un incontro con il suo ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, dopo che il capo della diplomazia turca, Ahmet Davutoglu, era tornato a sollecitarle in un colloquio riservato avvenuto mercoledì a Bruxelles con il titolare israeliano dell'Industria, Benyamin Ben Eliezer.
Netanyahu ha tuttavia difeso l'utilità dell'abboccamento fra Ben Eliezer e Davutoglu, sottolineando la necessità di interrompere - dopo mesi di polemiche - il circolo vizioso delle recriminazioni reciproche con la Turchia, Paese che per anni è stato l'unico alleato strategico musulmano di Israele. Con Ankara - ha detto - «non abbiamo ancora raggiunto un accordo (sui recenti punti di frizione), ma è bene cercare di fermare il deterioramento delle relazioni».