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Regionali in Messico Alle urne nel sangue

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2010 alle ore 08:04.


Nelle stesse ore in cui ventuno persone muoiono nella sparatoria fra due gang che si contendono droga e clandestini a Tubutama, deserto di Sonora, 20 chilometri dall'Arizona, un gruppo di sicari uccide Sandra Salas, pubblico ministero dello stato di Chihuahua.
In tutto il Messico i candidati rinunciano alle ultime ore di campagna elettorale nonostante il governo abbia offerto loro macchine blindate e guardie del corpo. Troppo pericoloso: lunedì scorso, sull'autostrada che collega Ciudad Victoria all'aeroporto, c'è stato il più grave omicidio politico degli ultimi 15 anni. Rodolfo Torre, candidato alla poltrona di governatore di Tamaulipas, stato che confina con il Texas, è stato abbordato da due Suv bianchi e assassinato con una raffica di mitra assieme alla scorta. Domani il fratello Egidio cercherà di vincere in una delle zone più violente del Messico e in una delle elezioni più attese da quando nel 2006 il presidente Felipe Calderon, avvocato 45enne, è salito al potere.
Si vota in 14 dei 31 stati del paese, in dodici si sceglie anche il governatore. Gli osservatori sostengono che le urne sono un test importante per Calderon: negli ultimi tre anni e mezzo, il presidente ha lanciato un'offensiva politica e militare ai narcotrafficanti che ha avuto come risultato 22mila morti ammazzati (5mila solo quest'anno) e un paese fuori controllo. Teste e mani mozzate, fosse comuni, massacri di narcos, tossicodipendenti, poliziotti; ora anche di politici e magistrati.
Chi studia l'America Latina avverte che il livello di violenza che si sta raggiungendo in Messico, si è visto nella storia recente solo in Colombia, dove i narcoterroristi hanno ucciso tre candidati prima delle elezioni presidenziali del 1990.
La guerra si combatte soprattutto al confine con gli Stati Uniti, vicino a quell'Arizona che ha varato la discussa legge sull'immigrazione. Ieri il ministero della Sicurezza interna messicano ha annunciato di aver arrestato un sospetto per l'omicidio del dipendente del consolato americano ucciso a marzo. Poche ore dopo, Calderon annunciava che quest'anno il suo governo ha creato 513.373 posti di lavoro, quasi 70mila solo nel mese di giugno. Basterà a far vincere i candidati del suo partito, il Partido acción nacional (Pan)? «Ci sarà una forte astensione nelle zone in cui è più forte la presenza dei narcos», prevede Rene Jimenez, ricercatore alla Mexico Unam University.

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Tags Correlati: America del Sud | Elezioni | Felipe Calderon | Messico | Mexico Unam University | Partito Repubblicano Italiano | Rene Jimenez | Rodolfo Torre | Sandra Salas | Stati Uniti d'America | Victoria Ciudad

 

A parte la paura, i candidati di Calderon devono combattere contro la nostalgia: i massacri e le violenze fanno rimpiangere il Partido revolucionario institucional (Pri) che ha governato il paese per più di 71 anni e ha perso il potere nel 2000. Domani il Pri presenta 11 candidati, in nove stati può vincere, in altri due se la gioca. Questo anche perché durante il lungo governo del Pri, unico partito, la violenza dei narcos era controllata dagli accordi sottobanco con i politici locali: prassi messa in crisi dallo scontro frontale scelto da Calderon, appoggiato dagli Stati Uniti, spettatori interessati della partita.
In questo quadro alcuni politici dell'opposizione hanno rifiutato gli appelli del presidente a rimanere uniti contro i narcotrafficanti dopo l'omicidio di Rodolfo Torre, nonostante la vittima fosse candidato del Pri.
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