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«La mia erba sarà olimpica»

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2010 alle ore 08:04.


LONDRA. Dal nostro corrispondente
Il peggio di sé lo offrirà oggi. Quando alle 14 Rafael Nadal incrocerà i destini di Tomas Berdych, lo spettacolo a Wimbledon sarà piuttosto deprimente. Non quello tennistico, ovviamente, ma quello offerto dalla componente essenziale del più celebre torneo del mondo: l'erba. Schiacciata, calpestata, strapazzata da decine di suole, battuta da migliaia di palle, vittima per settimane di un tormento che cesserà solo nel tardo pomeriggio di oggi. Per l'erba, non per il suo profeta. «Il lavoro vero comincia ora». Eddie Seaward, 66 anni, chief groundsman, capo barbiere di quei campi rasati con la massima cura, massaggia il manto dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club dal 1991 e continuerà così per due anni. «Voglio portarli alle Olimpiadi, poi basta».
In realtà vuole portarne uno in particolare, quintessenza del torneo londinese, il Centre Court. «In realtà - racconta Seaward - abbiamo un altro impegno in calendario. Mercoledì, per tradizione, il presidente del Club Tim Phillips gioca con i suoi sette ospiti. Due partite di doppio, una dopo l'altra. Poi comincerà il primo maquillage per ridare forma e colore al Centrale in attesa della visita dei tecnici delle Olimpiadi». Verranno in agosto per certificare che Wimbledon sia adatto per i Giochi. Paradosso burocratico, offesa all'evidenza. Per quel sopralluogo Eddie Seaward avrà avuto solo il tempo di seminare le linee di fondo, le più consumate da tanto battere. «Basterà a soddisfare i visitatori - continua - ma subito dopo comincerà il trattamento di rigenerazione per il prossimo anno».
Sedici uomini a tempo pieno più una decina di occasionali aiutanti: «Le superfici vengono completamente rasate - racconta Seaward - con una macchina speciale che elimina tutta l'erba. Poi pratichiamo centinaia di buchi, diamo ossigeno al suolo, in attesa di rivoltare la superficie scavando per 4 millimetri circa. Solo allora torniamo a seminare una qualità speciale di erba selezionata, perennial rye grass. La usiamo dal 1992, è la migliore per queste superfici. Lasciamo che cresca per 10 millimetri esatti poi aggiungiamo tonnellate di terra fresca appositamente concimata. Questo procedimento garantisce la giusta compattezza, prepara la nuova fase di rasatura. Lasciamo che ricresca fino a 10 millimetri per poi tagliare di nuovo». Campi capelloni se, al debutto, dovranno essere spazzolati a quota 8 millimetri, il margine ideale per il rimbalzo della palla.

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Tags Correlati: All | Club Tim Phillips | Coppa Davis | Croquet Club | David Lloyd | Eddie Seaward | Inghilterra | Rafael Nadal | Tomas Berdych | Torneo di Wimbledon

 

Quando la preparazione è quasi finita il calendario indica inverno inoltrato. Tanto ci vuole per digerire le fatiche del torneo, lasciando i campi esposti ai tormenti meteorologici inglesi. «La copertura con i teloni è usata solo per la protezione durante il torneo», aggiunge Seaward. Molte migliaia di sterline, altrettante ore di lavoro, incalcolabili ettolitri d'acqua, piovana e non, e il Centrale e Number One sono quasi pronti.
L'ultima incognita, infatti, riguarda le malattie. «Il nemico è un fungo che predilige questo tipo d'erba. Con regolarità dobbiamo prelevare campioni e controllare che non ce ne siano tracce». Se tutto procede così, Wimbledon può aprire a condizione che da domani la tabella di marcia proceda come Eddie Seaward vuole. «Imprevisti? Devo ammettere - aggiunge - pochi. Ricordo solo i guai del 1993. Il torneo era appena cominciato e piovve per tre giorni di fila. Non c'era la copertura attuale e i teloni non erano moderni come quelli di oggi. Si creò troppa umidità sull'erba e gli atleti scivolavano». Istanti di panico. Piccoli brividi come quelli che quasi ogni anno David Lloyd, ex capitano della squadra di Coppa Davis inglese, sparge fra il pubblico: «Basta erba, Wimbledon dove essere torneo su superficie di cemento». L'addio all'ultima eccentricità dello Slam nemmeno sfiora l'immaginazione di Eddie. «Non succederà. Non succederà mai».
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