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La giovane del Pd che fa un po' autocritica e la collega del Pdl cui piace Keynes

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 13:22.

Chi sono le promesse di Pdl e Pd al Nord?Chi sono i giovani dirigenti politici chiamati a fare gli sforzi maggiori in questa fase? E quali obiettivi si prefiggono per i loro partiti e i loro elettori? Abbiamo incontrato alcuni di loro in un viaggio a tappe nella politica del Nord, dove la Lega resta la grande protagonista, ma alleati di governo e rivali si preparano a darle filo da torcere.

«Faccio parte di una specie protetta due volte». Chiara Braga, classe 1979, deputata Pd ironizza sul fatto di essere giovane e donna. Le etichette le stanno strette, lo si capisce al volo. Ed è molto lontana, per la verità, dal suscitare sensi protettivi. Poco più che trentenne ha già alle spalle un'esperienza come assessore all'urbanistica e vicesindaco del suo comune, Bregnano (6.000 abitanti), nel comasco. Poi è stata consigliere provinciale, sempre a Como, la più votata nell'allora Ulivo in una zona dove Lega e Pdl hanno messo il timbro quasi ovunque. Sempre dalla Lombardia, ma dal varesotto arriva anche Lara Comi, classe 1983, di Garbagnate milanese, europarlamentare del Pdl, già coordinatrice regionale dei giovani di Forza Italia e prima ancora portavoce del partito a Saronno. Studi scientifico-economici si è appassionata sin da giovanissima alle finanziarie.

Il Nord e il legame con il territorio batte forte nei loro cuori. Ma Chiara Braga non crede a un partito del Nord in contrapposizione a un Pd romano o a un Pd del Sud. «Non possiamo pensare di tornare a essere forza di governo del paese senza portare al Nord tematiche che sono centrali nel nostro progetto politico e viceversa». Vale a dire? «Da qui deve partire il tema dell'efficienza nella pubblica amministrazione, il tema della riforma del sistema di governo locale, una visione concreta della riforma federalista. Dal Nord può venire una spinta che tenga insieme la tensione unitaria del paese con la necessità di modernizzazione».

Alla modernizzazione pensa anche Lara Comi, che vede nel Nord il territorio su cui puntare per «essere più propositivi» nella diffusione della banda larga e per l'introduzione del nucleare. «È una forma di energia importante, non possiamo privarcene, ma va studiato un piano di sviluppo approfondito perché gli investimenti necessari sono consistenti». Il legame con il territorio è fondamentale per Comi perché «da lì provengono le necessità e di conseguenza le nostre attività in parlamento». E poi a 27 anni «è difficile avere un bagaglio restrostante di persone che ti hanno votato. Devono conoscerti e darti fiducia. È questo il problema di noi giovani».

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Como | DS | FI | John Maynard Keynes | Lara Comi | Lega | Mariastella Gelmini | Partiti politici | Pd | PDL | Piero Fassino | Pubblica Amministrazione | Rosalba Benzoni | Silvio Berlusconi | Walter Veltroni

 

Già, i giovani troppo leader-riferiti. Una definizione che a Chiara Braga non piace, perché «vuol dire individuare figure di riferimento e finire sotto la loro protezione». Per fortuna, dice «credo di non aver vissuto quel percorso. La mia candidatura è nata perché Rosalba Benzoni ha deciso di non ricandidarsi alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Como. Walter Veltroni, in quella campagna elettorale, puntava sul rinnovamento, sui giovani che avevano un buon radicamento sul territorio. E poi c'era la richiesta di esprimere una candidatura femminile. Mi è stato proposto di candidarmi e ho accettato. È stato un passaggio anche un po' sconvolgente nei primi tempi. Ma tutto è stato deciso a livello regionale e provinciale, non c'è stato un interessamento diretto di Veltroni». Quindi non si sente in quota a nessuno? «No, perché la mia candidatura è nata in maniera casuale sul territorio». Nessun richiamo della foresta rispetto al passato? «La mia attività politica è nata nel Pd. Ho fatto militanza nei Ds quando il segretario era Piero Fassino e continuo a ritenerlo uno dei massimio riferimenti nel partito, per come ha saputo svilupparlo e perché è stato capace di fare un passo indietro, cosa così poco diffusa». Del resto «il male più grosso nel Pd credo sia proprio quello di sentirsi ancorati a vecchie logiche di partito». Però in questa legislatura «c'è una componente numerosa di giovani». E «un po' di autocritica dobbiamo farla anche noi. Non siamo stati ancora capaci di fare squadra, di mettere insieme le nostre individualità per dare un contributo al partito».

Lara Comi si sente fortunata perché «il presidente Silvio Berlusconi ha sempre avuto una grande fiducia nei giovani». Basti pensare che «ha messo una ragazza di 21 anni a coordinare il partito in Lombardia». E poi il fatto di «dare fiducia deve provenire soprattutto dagli adulti. I giovani sono pronti a ricevere responsabilità anche di un certo peso». Anzi, «a volte rispondono meglio anche in termini di presenza, passione, risultati». Le difficoltà «sono costituite dai pregiudizi, in particolare quello della mancata esperienza. Ma a volte mancanza di esperienza significa non avere quelle catene che legano a correnti o a particolari situazioni nel partito». Quindi si sente libera? «Sì, perché provengo da una corrente berlusconiana, se così la vogliamo definire». Vuol dire che i giovani nel Pdl non si sentono legati a vecchie logiche politiche? «Vorrei che non lo fossero. Ci sono giovani legati a realtà socialiste piuttosto che democristiane. Ma vorrei che questo non accadesse. Il giovane è giovane e decide di stare con il presidente Berlusconi che è il leader di partito. il resto non conta».

La preparazione è continua, racconta Chiara Braga, perché «per poter lavorare bene c'è bisogno di studiare». «Sono l'unica deputata del Pd della provincia di Como e mi viene chiesto di essere tuttologa». Oltretutto «noi all'opposizone abbiamo due fronti da parare, perché la Lega a Roma fa il governo e qui fa la lotta, prendendo spesso strade diverse dal Pdl». Su alcuni temi, come «la difesa del territorio, l'uso oculato delle risorse, frequentemente trova un asse con la sinistra». L'effetto è che «qui vediamo quotidianamente un immobilismo dell'attività amministrativa nelle mani del centrodestra». Quindi vede possibile un'intesa con la Lega per il fututo? «Ci sono differenze molto profonde negli ideali sui quali si basa la politica, penso al tema della convivenza, al rispetto delle diversità, a non inseguire la paura».

Lara Comi preferisce le riunione ristrette ma concrete ai grandi comizi. E si sente «un poco più razionale rispetto ai suoi colleghi. Forse perché gli studi economici mi hanno dato schematicità, razionalità. Il risultato deve essere qualcosa di concreto». Lo ha imparato, racconta, anche nell'anno di tirocinio, che lei considera un vero e proprio master trascorso seguendo riunioni e incontri dei ministri Pdl. «Questo mi ha aiutato ad avvicinare l'ambito economico-razionale alle scelte». Ma la passione politica vera e propria è sbocciata dopo aver affiancato Mariastella Gelmini per qualche mese. È orgogliosa Comi di quello che ha portato a casa dall'Europa per il Made in, «anche se non ho comunicato nulla prima di aver ottenuto il risultato». E adesso sta lavorando, con un assessore leghista, alle normative europee per il risparmio energetico. Il rapporto la Lega? «Nessun problema in ambito operativo, sul piano politico è importante avere un concetto di squadra. E poi la Lega ultimamente ha moderato i toni, anche sulla secessione».

Punti di riferimento importanti? Nilde Iotti per Chiara Braga: «Sto approfondendo la sua esperienza politica, anche perché in questi anni si ragiona molto sulla figura femminile in politica». Ma il libro che sfoglia di più in questi mesi è "Sulle regole" di Gherardo Colombo. Le piace la letteratura sudamericana. Isabel Allende soprattutto, "La casa degli spiriti" e "Ines dell'anima mia". Il postino è uno dei suoi film preferiti «perché riesce a mettere in comunicazione due personalità così diverse, una più semplice e l'altra complessa. Insomma mostra come le divisioni e le appartenenze sociali si superano con un rapporto di amicizia speciale».
A Lara Comi piace John Maynard Keynes «quando parla di piena occupazione delle risorse e di un intervento dello Stato che si deve ridurre quando il cittadino è in grado di fare da sè. Perché il principio di sussidiarietà è sia verticale, sia orizzontale». In letteratura ama anche "Ulisse" di James Joyce perché «c'è il viaggio in primo piano». E di viaggi, dice, «ne sto facendo tanti. Sia reali che interiori, perché trovarmi di fronte al presidente del parlamento europeo e portare avanti le mie posizioni per rappresentare al meglio gli elettori è anche un grande viaggio interiore». Il film più bello? Il Ciclone «perché in fin dei conti sono romantica e amo il lieto fine, l'accento toscano e vivere la vita con semplicità».

La prima puntata: Il giovane glocal del Pdl che rilegge Manzoni e il tesoriere del gruppo Pd che apre alla Lega

La seconda puntata: Gozi invoca uno shock cultural-generazionale per il Pd, Fidanza (Pdl) si sente tremontiano

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