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Nel caos delle voci arriva lo stress test

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2010 alle ore 08:33.

di Walter Riolfi Lunedì, quando i titoli delle banche italiane perdevano il doppio degli altri istituti europei, giravano strane voci nelle sale operative. Gli stress test, spiegavano alcuni broker, sarebbero stati in sostanza positivi per le nostre banche. E allora perché scendevano i titoli? Perché i risultati potrebbero apparire inferiori a quelli dei concorrenti europei, ma solo perché sarebbero stati utilizzati criteri più severi. Questo genere di spiegazioni è tale da creare ulteriori perplessità che la seduta di ieri ha però momentaneamente fugato, visto che Intesa, UniCredit, Ubi e Banco Popolare sono cresciute quasi quanto il settore europeo. Tuttavia, se si confronta l'andamento dei titoli dal picco del 15 aprile, si scopre che le banche italiane hanno fatto un po' peggio dello Stoxx banks e soprattutto che Intesa e Popolare Milano hanno fatto decisamente peggio.
«Intesa Sanpaolo non ha nulla da temere dalla pubblicazione degli stress test, in quanto è patrimonializzata», s'è affrettato a precisare l'altro ieri Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo. Non c'è motivo per non credergli, sebbene sia un po' strano che l'affermazione sia giunta da un azionista e non da un amministratore. La scorsa settimana era stata Moody's a sostenere che le banche italiane erano «ben capitalizzate» in uno scenario «base». Solo Banco Popolare e Mps potrebbero aver bisogno di liquidità nel peggiore dei casi. Moody's aveva simulato un proprio stress test. Ma con quali condizioni? Probabilmente aveva tratto esperienza dagli stress test americano e britannico d'inizio 2009.
Ma di questo, coordinato dal comitato dei supervisori delle banche europee, non si conosce la metodologia e non si sa in che misura incideranno i titoli governativi dei paesi a rischio. I criteri verranno annunciati domani, hanno precisato alla Commissione europea. È già qualcosa. Fino a poco tempo fa non si sapeva se i risultati dei test sarebbero stati pubblicati e nemmeno quante banche sarebbero state messe in osservazione. Sappiamo che, oltre ai 25 maggiori istituti per i quali i test sono già stati compiuti, ve ne sarebbero altri cento in lista: banche piccole e medie, in prevalenza non quotate. E i risultati dovrebbero essere resi pubblici il 23 luglio.

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Tags Correlati: Bce | Bnp | Christian Noyer | Credit Agricole | Fondazione Cariplo | Intesa Sanpaolo | Market News International | Popolare Milano | Reuters |

 

Agli occhi degli investitori americani questi stress test difettano di trasparenza. Nell'assenza di notizie attendibili, le diverse autorità nazionali si sono affrettate a dire che tutto va bene per le banche del proprio paese. Per la Francia, Christian Noyer (membro della Bce) ha detto ieri che Bnp, SocGen e Credit Agricole hanno superato il test e che, per quanto l'operazione non sia ancora conclusa, «non c'è ragione di credere che i risultati delle banche francesi saranno diversi da quelli (positivi) effettuati nel passato». Anche una non precisata fonte tedesca, interpellata da Reuters, ha dichiarato che Deutsche Bank, Commerz e BayernLB hanno passato il test. E simili messaggi sono stati lanciati anche da altri paesi.
Tuttavia alcuni analisti indipendenti sono piuttosto perplessi: quelli di Market News International osservano come «parecchie banche continuino a dipendere pesantemente dai prestiti della Bce»; e quelli di CreditSights sono assai preoccupati per i finanziamenti immobiliari e per i mutui cartolarizzati presenti nei bilanci di tante casse di risparmio spagnole.
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