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Fini: mai sufficiente la libertà di stampa Il Pdl: noi garantisti

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2010 alle ore 08:36.


«Un grande paese democratico ha bisogno di un'informazione forte, libera e autorevole. In un grande paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente». Nella sala della Lupa, a Montecitorio, Gianfranco Fini prende una posizione esplicita rispetto al disegno di legge sulle intercettazioni, in occasione della presentazione del rapporto annuale dell'Autorità per le comunicazioni. Dura è la replica di Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl: «Fini ha affermato di essere ispirato al principio della legalità. Voglio ricordare che il Pdl è il partito garantista per eccellenza e chi non conosce questa opzione, non conosce la natura stessa del Pdl. Il garantismo nasce da un uso politico della legge da parte della magistratura e da un sistema d'illegalità e di violazione del diritto, a cominciare dalla tutela della libertà della persona: chi non condivide questo non capisco su che basi abbia aderito al Pdl».
Nella sala della Lupa, ovviamente, si è partiti dai principi fissati dalla Costituzione. «La libertà d'informazione - sottolinea Corrado Calabrò - è forse una libertà superiore alle altre costituzionalmente protette e va difesa da ogni tentativo di compressione». Il presidente dell'Agcom, illustrando la relazione annuale alla Camera, fa un chiaro riferimento alla vicenda del disegno di legge sulle intercettazioni, pur senza un'esplicita presa di posizione. Tiene inoltre a sottolineare che «nessuno degli atti istituzionali e delle decisioni collegiali adottati ha risentito delle pressioni e delle insistenze che possono essere state esercitate, da qualsiasi parte». Un richiamo all'autonomia e all'indipendenza dell'Autorità, dopo la vicenda delle dimissioni di Giancarlo Innocenzi in seguito all'inchiesta di Trani.
Franco Siddi, segretario della Fnsi, fa una sintesi tra le parole di Fini e quelle di Calabrò: «L'informazione non è mai sufficiente, la libertà di stampa va tutelata più di altre libertà indicate nella Costituzione».
Il presidente dell'Agcom ricorda, inoltre, alla vigilia dello sciopero dell'informazione del 9 luglio, che il Trattato di Lisbona «pone il pluralismo dell'informazione alla base dei principi fondanti dell'Unione europea, un parametro da valutare con attenzione in qualunque intervento normativo nazionale». Questo anche se il Trattato «include tra i diritti fondamentali il rispetto della dignità umana e della vita privata e familiare nonché il diritto a un processo equo».

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Il presidente della Camera tocca, a sua volta, due temi importanti: l'editoria e la televisione. «Non abbiamo bisogno - sostiene Fini - di tagli drastici all'editoria, ma semmai di un accorto lavoro che selezioni gli strumenti più appropriati di sostegno pubblico e bandisca ogni forma di intervento clientelare». Carlo Malinconico, presidente della Fieg commenta: «Fini ha dato grande risalto alla funzione della stampa e alla necessità che il sistema protegga come un bene prioritario tale funzione, dotando il settore di adeguate politiche strutturali e proteggendolo dall'attività di chi, come certi motori di ricerca, sfrutta a fini commerciali il valore creato da altri».
Quanto all'arrivo del digitale nel sistema televisivo, si tratta, per il presidente della Camera, «di un'occasione da non perdere per salvaguardare spazi adeguati ai nuovi operatori, evitando ogni arroccamento a difesa di antiche rendite di posizione». Anche Fini prende posizione, come Calabrò, per «assicurare ai servizi di connessione a banda larga risorse dello spettro radiotelevisivo, sulla base del cosiddetto dividendo digitale esterno».
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