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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2010 alle ore 08:52.
Tony Hayward tranquillizza il governo dell'Azerbaijan, Royal Bank of Scotland incoraggia gli acquisti e conforta gli azionisti, Downing street si agita, ma sceglie il silenzio. È stata una giornata particolare per i destini di Bp e non solo per la missione a Baku del ceo deciso a rassicurare un paese-chiave per il gruppo e per lo scacchiere internazionale collocato com'è al centro dello sviluppo energetico dell'area del Caspio.
Un lungo brivido lo hanno vissuto i mercati scossi dall'ipotesi della Libia azionista, come ipotizzato nei giorni scorsi da Shokri Ghanem, presidente della società petrolifera di Tripoli, e incoraggiati dal "buy" di Rbs. Royal Bank ha deciso di spingere a favore degli acquisti, galvanizzata dal «no» annunciato dalla società petrolifera alle voci di un possibile aumento di capitale circolate in questi giorni. Così dopo aver dimezzato la propria capitalizzazione di Borsa, Bp è stata comperata con decisione a Londra mentre gli adr in America schizzavano a più 7 per cento.
Le operazioni di recupero del greggio che fuoriesce dalla base di Macondo sono proseguite anche ieri con la raccolta di circa 30mila barili, ma il greggio già lambisce le coste del Texas. E questa ovviamente non è una buona notizia, per quanto prevista. Il washington Post denuncia inoltre che finora il gruppo britannico è stato in grado di recuperare appena il 60% di quanto aveva promesso di fare in un singolo giorno.
D'altra parte anche la gestione della crisi finanziaria del gruppo dà evidenti segni di fibrillazione: Bp non si stanca di ripetere che non ci saranno emissioni di titoli per coinvolgere nuovi soci, ma l'offensiva per mobilitare altri possibili azionisti strategici capaci di consolidare il gruppo e ripararlo dalle tentazioni di altre major, non demorde. Il sasso lanciato dalle autorità libiche con la disponibilità a farsi avanti aprendo un varco nel capitale del gruppo, ha ridato vigore ad altre ipotesi. Ci sono stati colloqui fra il top management di Bp e i fondi di Kuwait, Qatar e Abu Dhabi, ma continuano anche con Gic, il braccio armato (finanziariamente) del governo di Singapore. Gic ha già in portafoglio lo 0,7% della società ma potrebbe estendere la propria partecipazione.