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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2010 alle ore 08:34.
Nonostante la qualità riconosciutagli da tutti – perfino dagli avversari – non si poteva dire fino all'altroieri che Mediapart, sito di informazione fondato nella primavera del 2008, fosse un clamoroso successo editoriale. Gli scoop a ripetizione dell'affaire Bettencourt hanno però avuto un effetto promozionale dirompente sulla sua credibilità e aggressività. A mettere in difficoltà la donna più ricca di Francia, il ministro del Lavoro e adesso l'Eliseo non sono i marchi storici della gauche parigina, Le Monde e Libération, ma un pure player che stenta a raggiungere il pareggio dei 25mila abbonati.
Fondatore e anima di questa impresa è Edwy Plenel, 57 anni, ex capo della redazione di Le Monde, che abbandonò in polemica con la dirigenza nel 2006 dopo 25 anni di onorato servizio. Plenel è uno dei giornalisti più famosi di Francia e il suo ruolo nella gestione del quotidiano fu aspramente criticato nel libro "Il volto nascosto di Le Monde", dove si descriveva un contropotere via via trasformatosi in potere parallelo sotto la direzione di Jean-Marie Colombani e la presidenza di Alain Minc.
«Indipendente, digitale e partecipativo», fu la formula di lancio di Mediapart espressa dal suo direttore-fondatore, e dove il lettore-abbonato ha il sacrosanto diritto di dire la propria e a volte di indirizzare le scelte. Al fianco di Plenel c'è un altro ex di Le Monde, Laurent Mauduit, giornalista investigativo specializzato in economia e finanza e che un paio d'anni fa scrisse un libro al vetriolo ("Petits Conseils") su quello che oggi è forse il consigliere più ascoltato di Sarkozy, l'onnipresente Alain Minc. Nato con un investimento iniziale di 3,7 milioni, Mediapart è controllato al 60% dai quattro soci fondatori (Plenel, Mauduit e altri due giornalisti) mentre il resto è diviso tra la Società degli amici di Mediapart e alcuni investitori.
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