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Berlusconi vedrà le regioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 08:28.


Berlusconi apre e subito chiude la porta alle regioni. Domani incontrerà i governatori a Palazzo Chigi, ma con Tremonti fa sapere: i saldi sono «intangibili», nei bilanci locali c'è spazio per ridurre le spese senza tagliare sui ministeri. La sanità è il grande rebus da affrontare di petto, rincara il premier, col federalismo fiscale e i costi standard. Parole, quelle dettate ieri da Berlusconi e Tremonti in un comunicato congiunto, che gelano i governatori: la convocazione è solo «il primo passo utile», rispondono, dimostreremo i veri dati. E confermano che, se la manovra non cambia, restituiranno le deleghe. Oggi forse i governatori non andranno alla conferenza unificata col governo, lo faranno solo dopo l'incontro col premier. Precisando: devono esserci pure gli enti locali.
La manovra 2011-2013 resta un rompicapo. Come dimostra la decisione di ieri del Senato di far slittare ancora l'approdo in aula a martedì 13 e di spostare a giovedì 15 il voto finale con fiducia poi annessa anche alla Camera. Scelta stigmatizzata dall'opposizione («manette alla maggioranza, atto incommentabile» dice Bersani). Giornate di fuoco verso il maxi-emendamento del governo con altre poste che ballano.
Non però quelle per le regioni, è l'altolà di Berlusconi e Tremonti che hanno voluto dare un segnale di unità d'intenti. Il tutto in una nuova giornata di fuoco, dopo che i governatori in mattinata annunciavano con gli enti locali: se non ci sarà il premier non ci sarà conferenza unificata. E confermavano la volontà di restituire le deleghe sul decentramento amministrativo senza ritocchi alla manovra che spostino tagli oggi a loro carico per 8,5 miliardi. Tesi condivisa da tutti, con i leghisti più defilati anche sull'emendamento votato al Senato che premia le regioni "virtuose". «Formigoni non può non condividere», commentava maliziosamente Roberto Cota (Piemonte).
Nel pomeriggio la scena si spostava a palazzo Grazioli, dove a una riunione di partito giungevano i governatori Pdl delle regioni con i conti sanitari sotto tutela (Calabria, Lazio e Campania), poi brevemente Roberto Formigoni. Incontro «disdicevole» per il leader Pd, Pierluigi Bersani, che si sarebbe incentrato solo in un confronto delle tre regioni con i conti in rosso con Tremonti e i capigruppo di Camera e Senato per cercare soluzioni al nodo-sanità (si veda intervista accanto). «La situazione per le regioni non è cambiata» dopo il vertice Pdl, commentava però scetticamente il solo Formigoni.

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Tags Correlati: Berlusconi | Camera dei deputati | Governo | Pd | PDL | Pierluigi Bersani | Roberto Cota | Roberto Formigoni | Senato

 

Ecco così poi a metà pomeriggio il comunicato di Berlusconi e Tremonti per annunciare la convocazione delle regioni, ma non anche (o ancora) degli enti locali. E per precisare subito: «I saldi della manovra erano, sono e saranno intangibili». Di più: spostare gli equilibri della manovra è «impraticabile», le regioni devono ricordare che su 170 miliardi di spesa di loro competenza, la manovra impatta del 3% circa sulle loro casse. Spazi di riduzione o spostamento dei tagli non ci sono, anzi, per le regioni sono «possibili economie di bilancio». Affrontando una volta per tutte il «dissesto ormai esteso a una vasta parte del paese» della spesa sanitaria. Ma anche cogliendo le opportunità dell'inventario dei fondi disponibili per interventi speciali e del federalismo fiscale e dei costi standard, da varare entro fine anno.
Poi si discuta pure, concludono Berlusconi e Tremonti, «sull'applicazione della parte pattizia della manovra». Un riferimento forse anche all'emendamento che nei tagli premierebbe le regioni "virtuose". Ma che piace forse solo ai leghisti. Ora i governatori preparano le carte, pronti a contestare tutte le cifre diffuse da palazzo Chigi. Ieri si sono limitati a dire: «I vostri sono dati non condivisi né condivisibili». Domani si vedrà.
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