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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 17:17.
Una condanna definitiva a 8 anni e 6 mesi per la vicenda del fallimento del Banco Ambrosiano, e una serie di assoluzioni: dall'accusa di concorso nell'omicidio di Roberto Calvi, dopo che il pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo; dall'accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, vice di Calvi all' Ambrosiano, a quella di falso e truffa ai danni del Banco di Napoli. Queste sono solo alcune delle vicende che hanno visto coinvolto Flavio Carboni, arrestato con l'accusa di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.
Dal suo primo arresto, avvenuto in Svizzera nell' estate del 1982, la vita di Carboni è stato un continuo andirivieni tra aule di tribunale e arresti, quasi sempre annullati rapidamente. L' improvviso successo economico del discusso imprenditore comincia negli anni '70 con una serie di società immobiliari e finanziarie. Carboni si muove anche nel mondo dell'editoria. Carboni diventa proprietario del 35% del pacchetto azionario della «Nuova Sardegna» ed editore di «Tuttoquotidiano», per il fallimento del quale era stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma.
Legato soprattutto alla storia del Banco Ambrosiano e della morte di Calvi, per la quale, oltre alla recente assoluzione dall'accusa di concorso in omicidio, era stato già chiamato in causa per la falsificazione del passaporto e l' espatrio clandestino del banchiere e per concorso in esportazione di capitali, il nome di Carboni emerge anche in altre vicende. Durante il sequestro Moro, per esempio, Carboni avvicinò esponenti Dc offrendosi di sollecitare l'intervento della mafia per la sua liberazione. Qualche giorno dopo Carboni riferì però che la mafia non voleva aiutare Moro perché troppo legato ai comunisti.
Carboni ha avuto rapporti anche con Francesco Pazienza, con Licio Gelli e con l' ex
gran maestro della Massoneria Armando Corona. Il nome di Carboni compare anche nel falso dossier di Demarcus pubblicato sull'Avanti, (per il quale recentemente è stato indagato anche Cesare Previti) che sosteneva un legame tra Stefania Ariosto e i servizi segreti. Il dossier parlava anche di un incontro tra Ariosto e Carboni.