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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 20:20.
«Dopo averlo solo sospettato, la lettura dell'ordinanza di sociologia giudiziaria della autorità giudiziaria di Roma dà conferma che il nulla probatorio emerso da mesi di indagine è sfociato in un arresto assurdo e ingiustificato, tra l'altro nei confronti di un quasi ottantenne con esiti di patologie cardiache e infartuali, per un reato associativo (la cosiddetta legge Anselmi) che è la metafora della deriva delle inchieste giudiziarie di questo Paese». Lo afferma Renato Borzone, legale di Flavio Carboni, commentando l'arresto del suo assistito nell'ambito dell'inchiesta della procura di Roma sull'eolico in Sardegna.
«Non c'è - prosegue Borzone - nessuna prova di reati specifici e allora si va alla ricerca di fattispecie associative addirittura risibili. Se, come sempre è finora accaduto, Carboni troverà un giudice a Berlino sarà prima o poi scagionato da questi addebiti. Diversamente, bisognerà ancora combattere per fare riconoscere la differenza tra addebiti penali e addebiti moralistici. Nel frattempo, la difesa cercherà di capire quali sono i meccanismi di assegnazione dei processi negli uffici giudiziari romani». (Il Sole 24 Ore - Radiocor)