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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 08:49.
Già due giorni fa il titolo del «Fatto quotidiano» aveva lasciato alquanto sorpreso e interdetto il Colle («Scudo totale per il Quirinale, lo chiede il Pd. Perché?»). «Non ne sappiamo niente», è stata la replica del Colle. Ieri, alla lettura mattutina del titolo di prima pagina del «Giornale» («Ma che ha combinato Napolitano?»), il presidente della Repubblica è intervenuto con una dura nota per replicare a un articolo «la cui natura ridicolmente ma provocatoriamente calunniosa non può essere dissimulata da qualche accorgimento ipocrita». Oggetto dell'attenzione dei due quotidiani l'inziativa legislativa (sotto forma di emendamenti al nuovo «lodo Alfano») di alcuni senatori del Pd, primo firmatario Stefano Ceccanti, con la quale si propone di dotare il capo dello Stato di uno scudo per violazioni della legge penale per l'intera durata del settennato. Emendamento subito ritirato. «Ma che cosa ha combinato Napolitano?», si chiedeva il «Giornale».
La replica del Colle punta a eliminare ogni possibile elemento di fraintendimento. Vi si osserva come la presidenza della Repubblica resti sempre «rigorosamente estranea alla discussione di proposte di legge d'iniziativa parlamentare». Non potrebbe che essere così, d'altro canto, poiché, a differenza delle iniziative legislative del governo, quelle del parlamento non devono essere autorizzate dal capo dello Stato. Ciò vale - puntualizza la nota del Colle - anche per il Ddl costituzionale in discussione presso la prima commissione del Senato «e per qualsiasi emendamento presentato in quella sede». Il Parlamento è sovrano, dice in sostanza Napolitano, e il Quirinale non può che registrare quel che le Camere ritengono di dover approvare. Quindi, nessun tipo di inteferenza. Anzi, Napolitano dichiara di non aver alcun motivo «né personale né istituzionale», per sollecitare innovazioni alla normativa vigente sulle prerogative del Capo dello Stato, così come sancita nella Costituzione.
Dal Colle si osserva come il «Giornale», dopo che il «Fatto quotidiano» già era intervenuto «ambiguamente sull'argomento», abbia tratto spunto da tale vicenda parlamentare «per un sensazionalistico titolo e articolo di prima pagina, destituiti di qualsiasi fondamento. La Presidenza non può non rilevarne la gravità». Immediata la controreplica di Vittorio Feltri: «Napolitano chieda spiegazioni al Pd, non a noi». L'argomento è stato oggetto di un breve colloquio ieri mattina al Quirinale tra Napolitano e Silvio Berlusconi, prima dell'inizio della riunione del Consiglio supremo di difesa. Berlusconi si è scusato per il leggero ritardo con cui era giunto alla riunione, e si è detto completamente estraneo all'iniziativa del «Giornale». Il Giornale per me è un problema ma non si riesce a venderlo, avrebbe detto poi il premier durante il vertice del Pdl. Il colloquio con Napolitano «è andato benissimo», ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano di commentare l'esito del breve faccia a faccia.