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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2010 alle ore 08:45.
ROMA
Dopo il «no» delle regioni sulle modalità dei tagli alla spesa, la maggioranza di governo incassa un altro duro contraccolpo. E si spacca per l'annosa querelle delle quote latte. L'infuocato iter parlamentare sulla manovra ieri è stato infatti cosparso di nuova benzina con un emendamento presentato al senato dal relatore Antonio Azzollini (Pdl). Obiettivo, far slittare al 31 dicembre 2010 il pagamento delle multe dovute per il superamento dei tetti produttivi imposti dall'Unione europea.
Un tributo politico agli alleati della Lega Nord, in realtà, alla quale fanno riferimento meno di 2mila allevatori – su un totale di oltre 40mila attivi in Italia – contrari al versamento delle sanzioni: circa 750 milioni, al momento esigibili, che andrebbero ad aggiungersi a una «bolletta» di 1,7 miliardi già anticipati dall'erario a Bruxelles per le multe accumulate negli ultimi 15 anni. Una «cambiale» che però il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, sempre ieri in un question time alla Camera ha detto chiaramente di non essere intenzionato a onorare.
La richiesta di modifica alla manovra, depositata in mattinata in commissione Bilancio, è finalizzata in particolare a ottenere una proroga del termine – scaduto il 30 giugno – per il pagamento della prima rata delle multe previsto dalla legge 33/2009. E servirebbe «a far fronte alla grave crisi in cui versa il settore lattiero caseario, principalmente a seguito delle congiuntura negativa, e a favorire il ripristino della situazione economica sui livelli precedenti l'1 gennaio 2008». Un intervento, spiega la relazione tecnica all'emendamento, che costerebbe «cinque milioni di euro, a cui si provvede mediante corrispondente utilizzo del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa».
Secco il no del ministro Galan. Una netta «contrarietà», ha aggiunto il ministro, condivisa «dal 95% degli operatori del settore, molti dei quali hanno già pagato le multe dovute; dal Parlamento e, più in particolare, da quasi tutte le forze politiche di questa Camera; dalla Commissione europea che aprirebbe nei nostri confronti una procedura di infrazione».