Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2010 alle ore 20:49.
Studenti interrogati per strada e nel cuore della notte. Comincia lunedì all'università la Sapienza di Roma la protesta contro il disegno di legge di riforma universitaria e contro i tagli previsti dalla manovra per gli atenei meno produttivi. Da lunedì i docenti delle facoltà di Lettere e filosofia, Studi orientali, Filosofia e Scienze Umanistiche effettueranno i primi esami per strada. E martedì alcuni docenti di Lettere e filosofia hanno annunciato la volontà di interrogare i ragazzi tra le 9 di sera e le 5 del mattino. Secondo Laura Faranda, docente di Antropologia della Sapienza, quella di sostenere gli esami di notte è una scelta dettata dalla volontà di sostenere un «ordine temporale inusuale, ma in linea con l'inversione di senso cui sembrano orientate le manovre del governo. Con le nuove regole saremo sempre più oscurati, mentre sotto le stelle potremmo probabilmente tornare ad essere illuminati».
Alla protesta parteciperanno anche i ricercatori: molti di loro, almeno 5mila in tutta Italia su un totale di 30mila, hanno già annunciato di non voler accettare più supplenze in vista del prossimo anno scolastico. Una protesta che potrebbe avere rilevanti ripercussioni sulla didattica, dato che in molte università i ricercatori tengono corsi fondamentali.
Proprio in corrispondenza dell'avvio delle lezioni del prossimo accademico potrebbe essere approvato il testo della riforma universitaria. Un testo che prevede, oltre a una riduzione dei fondi statali, assegnati peraltro in base al grado di efficienza di ogni singolo ateneo, un turn-over non più automatico dei docenti che lasciano l'insegnamento. Ma non solo. Ogni tre anni i docenti dovranno presentare una relazione sull'attività svolta. E se il risultato non sarà ritenuto soddisfacente dall'organo di amministrazione dell'ateneo, scatterà il blocco degli scatti di stipendio (e le risorse risparmiate andranno ai docenti più meritevoli).
Novità anche per i rettori, confermabili al massimo per otto anni. Quanto ai ricercatori, potranno avere al massimo due contratti triennali, dopodiché saranno valutati e solo chi supererà questo passaggio potrà entrare nel ruolo degli insegnanti accademici.