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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 16:25.
Il presidente dell'Anm, Luca Palamara torna a parlare, a margine di un convegno al Csm, di quanto emerge dall'inchiesta della procura di Roma sull'eolico. «Quello della questione morale è un tema su cui vogliamo chiarezza e nettezza: la magistratura che noi vogliamo non può permettersi di avere al suo interno situazioni di opacità, anche quando riguardano le nomine negli uffici direttivi».
«C'è un'indagine in corso, bisogna accertare con tempestività e rigore ciò che è accaduto secondo il rispetto delle regole - aggiunge Palamara - e il ruolo dell'Anm deve essere netto e chiaro di presa di distanza da queste situazioni e ispirato da un modello di magistratura indipendente e integerrimo. Su questa strada - rileva - non arretreremo di un millimetro, perchè su questo ci giochiamo il futuro della magistratura». Queste, conclude il leader del sindacato delle toghe, «sono vicende che, al di là del merito, danno un quadro di inquinamento inquietante. C'è una questione morale all'interno della magistratura che impone dei distinguo soprattutto nella scelta dei dirigenti, che deve esser ancorata al merito e svincolata da logiche di appartenenza».
Lascia la magistratura, intanto, Antonio Martone per il «desiderio di poter agire a difesa della mia onorabilità in piena libertà e senza condizionamenti derivanti dallo status di magistrato di fronte a coloro che si sono rivelati goffi millantatori e che hanno utilizzato il mio nome per cercare di avallare i loro disegni». Così l'ex avvocato generale della Cassazione, in una lettera indirizzata al presidente dell'Anm Luca Palamara, ha spiegato la decisione maturata venerdì scorso, a seguito dell'inchiesta romana sugli appalti per l'eolico in Sardegna.
«Da un magistrato mi sarei aspettato, quanto meno, il beneficio del dubbio», scrive Martone, riricordando di aver «servito l'amministrazione della Giustizia ininterrottamente per oltre 44 anni ricchi di soddisfazioni, ma anche di sacrifici, rischi e, infine, amarezze. Sfido chiunque - sottolinea l'ex avvocato generale della Cassazione - magistrato o avvocato, a indicare un solo concreto provvedimento o atto da me adottato che non si sia ispirato rigorosamente ai principi di indipendenza, imparzialità e terzietà, senza farmi condizionare da ideologie e idee politiche».