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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 17:23.
Il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, sono indagati dalla procura di Roma per associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Reato già contestato al coordinatore del Pdl, Denis Verdini. I due sono indagati nell'ambito dell'inchiesta sull'eolico in Sardegna condotta dalla procura di Roma che coinvolge anche Flavio Carboni. Quest'ultimo insieme ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi, avrebbero avvicinato anche i magistrati di Firenze che indagavano sul G8 della Maddalena e sui grandi eventi oggi al vaglio della procura fiorentina. Il nuovo tassello emerge da un provvedimento di custodia cautelare emesso dalla Procura di Roma.
Secondo i magistrati il gruppo avrebbe utilizzato l'associazione culturale "Centro studi giuridici per l'integrazione europea Diritti e libertà" di Lombardi come strumento di pressione. L'associazione, scrivono i pm, «mirava ad acquisire e a rafforzare utili conoscenze nell'ambiente della politica e della magistratura». Intanto, sul fronte dell'inchiesta sul giro d'affari dell'eolico, forse già domani sarà sentito il presidente dell'Arpas, l'agenzia regionale di protezione ambientale della Sardegna, Ignaziol Farris, nominato dalla giunta guidata da Ugo Cappellacci. Farris è indagato per concorso in corruzione. Per gli inquirenti, infatti, la sua nomina sarebbe avvenuta in modo irregolare e per assecondare le pressioni di Flavio Carboni. Che avrebbe fatto pressioni su Cappellacci, indagato per corruzione e abuso d'ufficio, per indurlo a designare alla guida dell'agenzia un uomo di fiducia del faccendiere.
Dal canto suo, il governatore sardo, che avrebbe dovuto presentarsi domani in procura per essere sentito dai magistrati, ha chiesto un rinvio della data per altri impegni del suo legale. L'interrogatorio slitta così a fine luglio. Intanto, oggi, l'ex avvocato generale della Cassazione, Antonio Martone, accusato di aver partecipato a una cena a casa di Verdini nel corso della quale si sarebbe discusso di un tentativo di avvicinamento dei giudici della Consulta che dovevano decidere sul Lodo Alfano, ha scritto una lettera al numero uno dell'Anm, Luca Palamara, in cui respinge ogni addebito. «Ribadisco con forza che non ho mai fatto pressioni sui giudici della Corte Costituzionale e che sono completamente estraneo a tutti gli episodi che i giornali hanno tratto dall'ordinanza del gip». (Ce. Do.)