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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 08:00.
L'impresa in un giorno stavolta può davvero diventare realtà. Il percorso di avvicinamento (durato anni) forse conosce oggi l'ultima tappa: quella delineata nell'emendamento alla manovra firmato dal relatore del provvedimento al Senato, Antonio Azzollini. Quando la conversione del Dl 78/2010 sarà definitivamente approvata, basterà infatti una semplice segnalazione certificata perché un impresa possa aprire immediatamente i battenti.
In pratica, imbocca così una corsia preferenziale la parte del progetto del governo per la semplificazione realizzabile per legge ordinaria. La nuova procedura (si chiamerà Scia) sostituirà ogni autorizzazione, licenza, permesso o nulla osta per l'avvio di attività imprenditoriale, commerciale o artigianale il cui rilascio dipende dalla verifica di requisiti.
Non deve trattarsi di attività per le quali sia prevista qualche forma di contingentamento così come non vale per le attività a carattere prevalentemente finanziario, per le quali il percorso autorizzatorio si rende necessario anche a garanzia dei futuri utenti.
Più in generale, la novità si traduce in un abbattimento, quasi totale, dei tempi di attesa. Al netto delle precondizioni, come ad esempio il versamento del capitale o quelle di natura contabile, tutto viene condensato in un giorno. Grazie anche a ComUnica: il sistema telematico che, dopo un periodo sperimentale, è diventato dal 1° aprile scorso la sola opzione per tutti gli adempimenti riguardanti l'agenzia delle Entrate, l'Inail, l'Inps e le Camere di commercio. Tempi ridotti significa anche distanze ridotte e meno differenze territoriali. Dagli attuali standard – monitorati da due studiosi di Bankitalia – significherebbe fare un passo avanti di 26 giorni nelle Isole e di 23 giorni al Sud nelle attese per iniziare a fare la propriamente. A Nord, il dato di partenza (che comunque non risente ancora degli effetti di ComUnica) è migliore ma in ogni modo si tratterebbe di dare un taglio di quasi due settimane.
Oltre i tempi, la norma che verrà abbatte anche uno steccato concettuale per il quale era comunque l'amministrazione a dover dare il definitivo sì. Da quando la disposizione sarà legge, la parte pubblica potrà bloccare l'attività o a limitarne gli eventuali effetti dannosi ma entro 30 giorni dal ricevimento della segnalazione. E solo nei casi di accertata carenza dei requisiti per i quali è stata presentata un'autocertificazione allegata alla segnalazione iniziale. Passato questo intervallo temporale, l'intervento sarà possibile solo in presenza del rischio concreto di un danno a interessi seri come il patrimonio artistico e culturale, la sicurezza pubblica, la salute e l'ambiente. Sempre che il problema non possa essere risolto con un adeguamento alle leggi esistenti.