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Mara Carfagna emerge come vincitrice dalla bufera nel Pdl

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 16:58.

Il suo nome è stato evocato più volte negli ultimi tempi e non a caso. Perché lei, Mara Carfagna, classe 1975, salernitana doc e ministro delle Pari opportunità, ha conquistato a poco a poco la fiducia e la stima anche dei suoi avversari. L'aneddotica di palazzo racconta perfino di un Dario Franceschini che, a un anno e mezzo dalla nomina, fece pubblica ammenda riconoscendo il suo impegno. Che la ministra si è guadagnata sul campo superando, raccontano le sue colleghe di partito, «i molti pregiudizi che l'hanno investita all'inizio».

Lei, invece, si è rimboccata le maniche e si è messa a studiare. Chi la conosce bene la descrive infatti meticolosa e "sgobbona", «una che si documenta sempre moltissimo sui provvedimenti che presenta in aula - spiega Barbara Saltamartini, parlamentare del Pdl - e che ha affrontato con umiltà e molto bene l'incarico che le era stato affidato». Talmente bene da convincere anche Silvio Berlusconi che la vorrebbe candidare a sindaco di Napoli per cacciare l'opposizione da palazzo San Giacomo.

I numeri, d'altro canto, sono dalla sua parte. Visto che alle ultime elezioni regionali, la Carfagna ha fatto incetta di voti collezionando 56mila preferenze nella sua Campania, il consigliere più votato da quando esiste il Tatarellum. Un record di consensi che le ha permesso di battere anche Silvio Berlusconi. Perché, nel capoluogo campano, dove il Cavaliere aveva raccolto 11mila voti, la ministra ha fatto anche meglio sfiorando quota 21mila.

Un successo inatteso per molti ma non per lei che aveva raccolto la sfida con queste parole. «Accetto con lo spirito di un soldato». E il "soldato" Mara di suo ci ha messo il consueto impegno. «Ha saputo convincere con i fatti - continua Saltamartini - dimostrando una grande forza e capacità di resistenza». Insomma, una prima della classe, a detta delle colleghe di partito. Ma, a microfoni spenti, c'è anche chi le riconosce in Parlamento qualche difetto. «Secondo me non ha imparato a fare squadra - racconta una esponente pidiellina sotto promessa di anonimato - e questo malgrado le donne del Pdl abbiano fatto quadrato attorno a lei quando è stata oggetto di critiche. Lei, però, continua a mostrare una certa diffidenza nei confronti delle colleghe, non solo di quelle dell'opposizione».

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Tags Correlati: Beatrice Lorenzin | Campania | Dario Franceschini | Italo Bocchino | Mara Carfagna | Micaela Biancofiore | Nicola Cosentino | PD | PDL | Silvio Berlusconi

 

D'altronde le sue amicizie nelle aule parlamentari sono note: Micaela Biancofiore e Beatrice Lorenzin, tra le ex forziste, e Paola Concia, nel Pd. Quanto agli uomini, la Carfagna ha lasciato per strada l'amico di un tempo Italo Bocchino dopo la frattura tra Berlusconi e Fini. «Non rinnego un'amicizia - confessò un po' di tempo fa a un settimanale - ma non sono affatto d'accordo con lui. Ora siamo su due fronti opposti». Quello che invece Carfagna non rinnega è la sua battaglia contro il sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, che ha sempre osteggiato. Tanto da impegnarsi in prima persona per convincere il Cavaliere a preferirgli Caldoro nella corsa alla poltrona di governatore. Ora Cosentino è di nuovo nella bufera per la vicenda della P3 e Mara ne ha chiesto pubblicamente le dimissioni: le amicizie possono cambiare, i nemici restano tali.

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